mercoledì 29 marzo 2017

L'arte del non fare

Eppur si cresce.
Lentamente, ognuno coi propri ritmi, però finiamo tutti col rotolare pigramente e pinguemente verso il centro.
Nessuno è democristiano da adolescente, e chi lo è già dovrebbe porsi dei serissimi interrogativi sulla (scarsa) forza delle proprie pulsioni.
Col passare degli anni, tuttavia, le tempie s'ingrigiscono, i pensieri si smussano, le idee cercano il consenso, la focosità dell'animo è soppiantata dalla bonaccia della ragione. Anzi è chi resta su posizioni estreme in età adulta ad essere visto come una crisalide mai evolutasi. Così chi è nell'età adatta a generare sufficiente fiducia negli altri, anche grazie alla propria moderazione, ricopre incarichi decisionali quando non ha più la forza per scegliere neppure i calzini da abbinare alle scarpe, figurarsi una politica monetaria o una svolta sui diritti civili.
Nessuno ha mai il coraggio o anche solo l'azzardo di sterzare bruscamente, di segnare una profonda rottura e una discontinuità col passato. Si decide di non decidere, perpetrando all'infinito lo status quo, quello che abbiamo conosciuto e nel quale ci si trova tanto a proprio agio perché fonte di infinite certezze: paradossalmente è lo stesso che una volta, da un lato o da un altro, si avversava con ferocia invocandone profondi ed incisivi cambiamenti.
Del resto, benché sia una prospettiva allettante, sarebbe inutile lasciare il potere nelle mani di chi avrebbe la forza di mutare, poiché sarebbero visti come pericolosi da tutti e privati di qualsiasi legittimazione.
Quindi, l'amara verità è che scegliamo sempre di non cambiare.

1 commento:

  1. Non è sempre così. Sii ribelle, umano e ottimista (Hessel). Un bacione.

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