domenica 31 gennaio 2016

pensierino del giorno-31/01/2016

Παντα γασει
tutto gasa.
re mida ricevette il dono di trasformare in oro qualunque cosa toccasse: il nostro cervello ha invece il potere di mutare in entusiasmante ogni brandello di vita che gli passa davanti. è necessario un salto mortale di kierkegaardiana memoria per riuscire nell'impresa, poiché occorre porsi nella giusta condizione mentale.
lamentarsi fa molto anni duemila, soprattutto sui social, ma abbiamo l'antidoto dentro di noi: le situazioni che giudichiamo, a prima vista, noiose, ripetitive, poco attraenti, possono invece darci lo spunto per concepire qualcosa realmente divertente e, per quanto sembri irrealistico, affrontare con uno spirito diverso le giornate intere.
anche andare alle rotonde a contare le macchine può regalare emozioni.
avere aspettative uccide il divertimento.

sabato 30 gennaio 2016

pensierino del giorno-30/01/2016

secondo la religione musulmana, il corano, in quanto sacro, non può e non deve toccare il suolo.
mai.
mio padre invece non sopporta il pane rovesciato in tavola.
dal canto mio, non tollero vedere il giornale spiegazzato o squinternato: è un oggetto che ho sempre visto come ammantato da un'aura di sacra religiosità, per cui ogni oltraggio alla sua perfetta integrità dev'essere punito con pene draconiane.
la salvaguardia del giornale è tanto più importante in relazione alla sua evidente e strutturale fragilità, che lo espone, al termine della lettura, al rischio di ritrovarsi arruffato e scapigliato come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno.
opponiamoci a questa barbarie: salva anche tu un giornale, non importa se tuo, non importa che tu l'abbia già letto, che tu intenda leggerlo, o che tu non intenda proprio leggerlo, ciò che importa e che tu lo ripieghi ordinatamente per poi rimetterlo al suo posto, dove qualcuno potrà fruirne.

venerdì 29 gennaio 2016

pensierino del giorno-29/01/2016

non è la prima volta che mi trovo a prendere le parti di un napoletano finito nell'occhio del ciclone.
anche se proprio napoletano non è, ma si limita a lavorare per il napoli, maurizio sarri ha il mio incondizionato sostegno.
la vicenda, per chi se la fosse persa, è molto semplice: si gioca inter napoli, mancini è l'allenatore dell'inter, sarri quello del napoli. nei minuti finali, col napoli in svantaggio, sarri si lascia prendere dalla tensione e spara al suo dirimpettaio alcuni epiteti non propriamente eleganti: nella fattispecie, gli dà del finocchio e del frocio.
a fine partita, mancini va a raccontare l'accaduto ai giornalisti e parte il coro di condanna verso sarri.
di seguito, ci tengo a esporre una serie di personali considerazioni di vario carattere sul punto:
- nei campi da calcio ci si dice di tutto, non esistono limiti alla scorrettezza verbale. non è certamente un aspetto da incoraggiare, però è sempre stato così, e i campioni sono quelli in grado di non farsi travolgere dagli insulti; banalmente, l'italia ha vinto una coppa del mondo grazie a un episodio simile, dovremmo forse restituirla per una qualche sorta di indegnità morale?
- mancini è una spia, perchè non racconta l'episodio ai propri giocatori chiedendo di fare un culo a capanna agli avversari appena si ritroveranno per vendicare il suo onore, no. mancini va dai giornalisti, che sono sempre orientati al politically correct (ringrazio il cielo che non ci fosse gramellini in studio) e insorgono dinanzi alle sue parole, come una suora che sente la parola cazzo seguita da figa e preservativo. mancini, insomma, va proprio dalla maestra anziché cavarsela autonomamente, peccato che sia più verso i cinquanta anni che i sei.
- i giornalisti sportivi italiani, tolte poche eccezioni, sono disgustosi. dubito francamente che qualcuno di loro abbia mai anche solo lontanamente pensato di votare un partito che si batte per i diritti degli omosessuali, però sono i primi a partire lancia in resta per una caccia alle streghe nei confronti del sarri di turno. l'ipocrisia in diretta nazionale.
- sarri ha fatto bene a dirglielo? argomento spinoso. come dicevo sopra, la provocazione verbale c'è in tutti gli sport di contatto, negli usa si chiama trash talking ed è qualcosa con cui devi saper fare i conti, anche per il modo in cui ti comporti in certe situazioni guadagni o meno il rispetto degli avversari. sarri ha esagerato, e se volessimo fare le educande dovremmo condannare il suo gesto. eppure io non riesco a farlo del tutto, non riesco ad affermare con convinzione che lui abbia sbagliato. chi traccia la linea tra l'insulto che va bene e quello che non è accettabile? la categoria delle mamme non ha diritto d'indignazione perchè sono effettivamente troie? i calciatori sono tutti coglioni (questa forse sì)? le loro mogli/fidanzate son tutte zoccole?
- si giunge così al punto cruciale. indignarsi perchè una persona ti ha dato dell'omosessuale significa, di fatto, che l'unico vero omofobo sei tu, altrimenti ti sarebbe scivolato addosso. invece ti ha proprio colpito un nervo scoperto, è un oltraggio intollerabile questionare la virilità. quando una nostra caratteristica della quale non proviamo vergogna viene usata da altri per offenderci, normalmente questo gesto non sortisce l'effetto desiderato, poiché non prendiamo fuoco così facilmente. mancini invece è andato su tutte le furie.
- bonus track: mancini ha pure vinto quella partita. e non ha pensato di andare ai microfoni per godersi la vittoria, ma ha concentrato tutta l'attenzione su quel misero frangente.

giovedì 28 gennaio 2016

pensierino del giorno-28/01/2016

per apprezzare le cose, al pari delle persone, dobbiamo sperimentarne la mancanza.
mangiare tutti i giorni spaghetti al pesto potrebbe, a una prima impressione, sembrare una figata; dopo trecentosessantacinque giorni del medesimo piatto, per quanto buono, sentiamo la necessità di cambiare.

mercoledì 27 gennaio 2016

pensierino del giorno-27/01/2016

i palazzi del centro storico delle varie città italiane sono stati costruiti ben prima dell'invenzione dell'ascensore; per questo motivo, spesso ne hanno dovuto incastrare uno all'interno di una piccola e angusta tromba delle scale, e il vano può contenere al massimo tre o quattro persone.
avete mai provato a sfidarlo e salirci in un numero superiore alla capienza massima consentita?
penso sia capitato anche a madre teresa di calcutta, deinde non c'è nulla di cui vergognarsi.
accadde in un'afosa serata estiva, avevamo tra i diciassette e i diciotto anni, e la pigrizia la fece da padrone: ci accalcammo in sette all'interno di un ascensore da due persone, pur di risparmiare la fatica di salire qualche piano di scale a piedi.
come prevedibile, l'ascensore si fermò a metà della corsa.
faceva un caldo insopportabile, grondavamo sudore come maiali sotto sforzo e non avevamo acqua.
il nervosismo aumentava col passare dei minuti.
l'aria, che era la nostra unica risorsa, si stava facendo viziata e si riusciva a respirare qualcosa giusto aprendo di qualche centimetro la porta dell'ascensore.
tutte queste conseguenze erano logiche e prevedibili dal primo istante: lo spazio lì dentro era finito e insufficiente, ma nessuno era disposto a recedere dal proprio interno, perciò era impossibile riuscire a soddisfare contemporaneamente tutti quanti.
bene, il mondo è come un ascensore.
abbiamo sempre saputo che fosse qualcosa di finito, gli unici dubbi erano sulla sua forma, ma da qualche tempo a questa parte la disputa dovrebbe esser stata risolta, sebbene qualcuno nutra ancora dei dubbi al riguardo.


("...e malgrado le burle e l'incomprensione di tutti, colombo continuava ad affermare che la terra era rotonda"
"rotonda! che bestia!")
uno spazio finito, benché non riporti l'esatta indicazione sull'etichetta, ha un volume calcolabile e sfruttabile fino al proprio limite. a ciò si aggiunga che lo spazio in questione ha bisogno di risorse per nutrire i propri occupanti, e anche queste non possono essere infinite.
così come in un ascensore bloccato, un pianeta sovraffollato porterà i suoi abitanti a litigare per l'accaparramento delle risorse scarse, dacché ne va della loro stessa sopravvivenza.

martedì 26 gennaio 2016

pensierino del giorno-26/01/2016

un'elegantissima espressione, probabilmente già in uso presso la corte di luigi XIV, esprime una grande fregatura, uno smacco, evocando la tutt'altro che aulica immagine del rapporto anale: per enfatizzare ulteriormente tale la brutalità del messaggio veicolato da detta metafora, si fa ricorso all'aggiunta di materiale di vario tipo, che nel nostro immaginario rende ancor più dolorosa l'esperienza.
ecco allora che la penetrazione anale si avvale dell'ausilio della sabbia, della ghiaia, del peperoncino, financo del sale, oppure viene praticata a balzelli, sino a far sanguinare, con l'ausilio dei pugni e cattiveria.
tutto ciò, purtroppo, è sbagliato.
inculare una persona normalmente, in effetti, dovrebbe causare più dolore a chi riceve che a chi dà; molto bene, fin qui è lapalissiano. tuttavia, l'utilizzo dei sopracitati elementi causerebbe somme afflizioni a entrambe le parti, dunque che senso ha far del male anche a se stessi quando se ne vuole soltanto infliggere all'altra persona? sembra il marito che si taglia l'uccello per fare un dispetto alla moglie.
la morale, miei cari aficionados, è che chi minaccia di volervi inculare con la sabbia sta probabilmente bluffando; oppure è proprio un sado-masochista, con tanto di strap-on, e in questo caso sarebbe solo l'antipasto di un menu molto più speziato.

domenica 24 gennaio 2016

pensierino del giorno-24/01/2016

"[...]esprimo quello che ho sempre pensato
e che ci sia ben poco merito nella virtù
e ben poca colpa nell'errore
anche perchè non ho ancora capito bene
malgrado i miei cinquantotto anni
che cosa sia esattamente la virtù
e che cosa esattamente sia l'errore
perchè basta spostarci di latitudine
e vediamo come i valori diventano disvalori e viceversa
non parliamo poi dello spostarci nel tempo
c'erano morali nel medioevo, nel rinascimento
che oggi non sono più assolutamente riconosciute
oggi noi ci lamentiamo
vedo che c'è un gran tormento sulla perdita di valori
bisogna aspettare di storicizzarli
io penso che non è che ci giovani di oggi non abbiano valori
hanno sicuramente dei valori che noi non siamo ancora riusciti a capir bene
perchè siamo troppo affezionati ai nostri
tutto questo per dire 
che io non ho nessuna verità assoluta in cui credere
che non ho nessuna certezza in tasca
e quindi non la posso neanche regalare a nessuno
va già molto bene se riesco a regalarvi qualche emozione"

è uno dei pochi casi di parole universali, che possono cioè valere ovunque e in qualsiasi tempo, indipendentemente da chi le abbia pronunciate e in quale occasione.
se poi qualcuno volesse darmi la soluzione, ben venga.

sabato 23 gennaio 2016

pensierino del giorno-23/01/2016

per quanto la civiltà e la tradizione italiana possano dirsi tra le più antiche in europa, abbiamo importato molte tradizioni dagli stati uniti: basti pensare alla festività di halloween, che conserva il nome straniero, e la figura di babbo natale.
ritengo opportuno menzionare anche la ben nota e più volte ricordata teorie delle olive di lily aldrin, in base alla quale una coppia raggiunge un equilibrio perfetto quando le olive piacciono a uno solo dei due, sì che possa mangiare anche quelle che spetterebbero all'altro. in una folata di patriottico revanscismo, tuttavia, vorrei colorare di tricolore questa verità assoluta e traslitterarla con termini di paragone più consoni al nostro patrio sentir comune.
vorrei, pertanto, enunciare in questa sede il postulato della carbonara. uno dei miei mantra è che gli italiani non si dividono su niente come sulla carbonara, perciò ne deriva automaticamente che una coppia ha un'intesa a prova di crisi quando le due persone cucinano la carbonara allo stesso modo.
la validità di questa teoria è auto-evidente, ma se non bastasse, valga l'argomentazione a contrario: tenendo bene a mente l'insegnamento di bum bum ghigno,
(- bum bum, come va con matilde? -
- l'ho mollata, salava troppo la minestra -
- ma come? era perfetta per te! e non ti manca? -
- quando mangio la minestra, no! -)
pensate a quanto vivrebbe sul filo del rasoio una coppia che litiga sulla carbonara. non potrebbero mai tornare insieme, segno che non dovevano starci fin dal primo momento, poiché non avvertirebbero la mancanza dell'altro quando mangiano la carbonara.
tutto così lineare, possibile non averlo capito prima?

venerdì 22 gennaio 2016

pensierino del giorno-22/01/2016

taluni la chiamano l'arte del compromesso, come se si trattasse di nobile virtù.
in piemontese si esprime con la celebre frase: pitost che niente, l'è mej pitost, nella quale sicuramente ho commesso qualche errore di ortografia, e che rappresenta l'anticamera della rinuncia.
spesso il compromesso viene interpretato come la capacità di accontentarsi, connotata da sempre in maniera positiva, e di saper venire meno a parte delle proprie pretese.
questo ha un senso quando si è il soggetto forte, quello che è nella posizione di ridurre parte del proprio guadagno; la prospettiva si ribalta quando è il soggetto debole ad accettare il compromesso, che altro non è se non un'imposizione, mascherata però da gentile e quasi filantropica concessione.
pur di ottenere qualcosa, dunque, si rinuncia all'intero, per quanto possa spettare di diritto o sia l'oggetto di una legittima rivendicazione.
a furia di accettare soluzioni mutilate, si finisce con lo spostare l'asse dell'equilibrio sempre di più verso di sé, riducendo in questo modo il nostro margine di contrattazione e ampliando a dismisura quello altrui. lemme lemme, ogni compromesso ci spinge verso una sconfitta totale, perchè insegna anche ad arrendersi, a smettere di lottare, a non inseguire più il tutto non appena viene elargita una minima parte.
il compromesso è moralmente disdicevole.

giovedì 21 gennaio 2016

pensierino del giorno-21/01/2016

gli esseri umani sono strani.
hanno avuto la fortuna di nascere, eppure il momento più agognato della giornata è quello in cui si mettono a letto, che corrisponde alla negazione della vita stessa.

mercoledì 20 gennaio 2016

pensierino del giorno-20/01/2016

far ridere non è alla portata di tutti.
purtroppo, però piace a tutti.
non solo ridere, ma anche far ridere.
sarà forse colpa di quella spudorata menzogna popolare per cui se fai ridere una donna l'hai già conquistata a metà, fatto sta che ormai manca completamente la funzione di filtro che il cervello dovrebbe svolgere tra il mondo iperuranico delle cazzate e la cavità orale per mezzo della quale sono diffuse a chi incorre nella sventura di essere raggiunto dalle medesime.
quest'ultima frase dimostra in maniera lampante quanto la punteggiatura sia un inutile e superfluo orpello, retaggio dello stile rococò.
ciò che realmente mi sfugge, è come non si impari dall'esperienza: non a migliorare le proprie battute (nemo ad impossibilia tenetur), bensì a trattenerle e ricacciarsele in gola o al massimo mandarle alla propria madre su whatsapp.
invece niente, imperterriti vanno avanti.
quanto scommettiamo che al termine del pantalone avete un maledetto risvoltino?

martedì 19 gennaio 2016

pensierino del giorno-19/01/2016

abbiamo salvato il sì.
mentre ero in macchina sono giunto a questa mirabolante conclusione.
la lingua del bel paese là dove 'l sì suona è riuscita a evitare, almeno per ora, la storpiatura.
annuncio pubblicitario: questo pensierino è palesemente uno spin off giunto in mostruoso ritardo, probabilmente viaggiava su un mezzo dell'atac di roma durante un venerdì di sciopero, dunque un qualsiasi venerdì.
ho in mente, scrivendo, il francese e l'inglese. due lingue parlate nel globo, che però hanno vissuto una progressiva mutazione del sì. in francese è ormai diventato comune rispondere 'ouais' anziché oui, mentre l'inglese è come al solito il regno delle barbarie: lo yes è rimasto giusto nel linguaggio forbito e istituzionale, dacché nel parlato sono state sdoganate moltissime forme equivalenti, quali yep, yeah, qualcun'altra che non so nemmeno scrivere, oltre ad aver partorito il celebre o.k., che pare sia nato durante la guerra (quale non mi ricordo, penso del vietnam ma mi sembra un po' tardino).
unico vero grande risultato dell'italia e degli italiani è stato quello di mantenere intatto il sì, proteggerlo dagli agenti corrosivi del tempo e tramandarlo come una reliquia di analfabeta funzionale in analfabeta di ritorno.
il prezzo da pagare è stata la penetrazione dell'ok all'interno del linguaggio, ma era impossibile pensare di chiudere le frontiere in maniera così drastica e brusca.



lunedì 18 gennaio 2016

pensierino del giorno-18/01/2016

la grande diffusione di internet ha permesso a molte persone di avere accesso a una quantità incommensurabile di dati e informazioni, permettendo un *sinonimo di diffusione che adesso mi sfugge* della conoscenza su vasta scala.
non è mia intenzione perdere tempo sui vari youtuber e blogger che si sono creati nel corso del tempo, e che si sentono in pressante dovere di fornirci le loro opinioni sugli argomenti più disparati, benché nella vita quotidiana abbiano serie difficoltà a distinguere la scarpa destra da quella sinistra.
piuttosto, vorrei focalizzarmi su una categoria di persone che si è finalmente svelata al mondo: quelli che commentano le notizie (peggio ancora i video o le gallerie) sui siti dei quotidiani. dopo attenta analisi socio-statistica, ho elaborato il seguente modello: si tratta perlopiù di cinquantenni di recente informatizzazione, i quali tendenzialmente non hanno nulla di interessante da opinare, però lo fanno lo stesso. ecco quindi piogge di commenti di una banalità ben oltre l'irritante, conditi a tratti da punte di ironia disgustosa e, come sempre, gramellinismo dilagante.
il peggio arriva quando provano a dissentire da altre lungimiranti analisi, dandosi del lei e insultandosi come avrebbero fatto due gentiluomini dell'ottocento interpretati da fantozzi e filini.
ormai non posso negare che apro articoli e altri contenuti nella viva speranza di imbattermi in qualche diatriba che inietti una forte dose di autostima.

domenica 17 gennaio 2016

pensierino del giorno-17/01/2016

ogni parola è già stata scritta, dunque la composizione di un qualunque testo non è altro che il riutilizzo di qualcosa già pensato, usato, maneggiato, palleggiato, tocchicciato, palpato da molti altri prima di noi. data l'estrema difficoltà di coniare neologismi, che comunque non potrebbero essere mai abbastanza da formare un brano di senso compiuto, l'elemento di novità è differenziazione sta, inevitabilmente, nella scelta e disposizione.
avevo tirato fuori un primo embrione di questa teoria quando ho affermato che i grandi scrittori non esistono, poi ho trovato un'investitura dall'alto. racconta infatti il sommo bardo gianni brera che, durante una visita a casa di guttuso, l'artista gli disse che: "il vero artista non scopre mai nulla: toglie semplicemente il velo che copre le cose".
è già tutto dentro di noi, siamo solo pessimi cercatori.

sabato 16 gennaio 2016

pensierino del giorno-16/01/2016

ho una domanda che rivolgo all'etere nella sua totalità, giacché da solo non riesco in alcun modo a trovare una risposta.
secondo un'indagine istat del 2012, gli omosessuali dichiarati in italia sono circa un milione. altre fonti, invece, attestano questa percentuale intorno ai quattro-cinque punti; sia ben chiaro, non è una guerra di numeri, era solo per indicare che non sono la maggioranza della popolazione. ne costituiscono una fetta non indifferente e che deve godere della tutela dei propri diritti, così come ahimé accade anche per gasparri. ma, di nuovo, non è questo il punto.
tenendo a mente questo dato, e cioè che circa una persona su venti è omosessuale, viene da pensare che le donne omosessuali non siano poi così tante nel nostro paese: se ne trovano, però non in numero così consistente.
orbene, posto che la stragrande maggioranza delle fanciulle è di orientamento eterosessuale, qualcuno è in grado di spiegarmi per quale stracazzo di motivo vogliono andare a vivere soltanto con altre ragazze? qualcuno è in grado di spiegare loro, attraverso disegni o con parole semplici, che l'amore che nutrono per il fallo le porterà comunque un giorno a convivere con una persona di sesso maschile?
ero rimasto che uomini e donne respirassero la stessa aria, si nutrissero degli stessi cibi e bevessero la stessa acqua. forse nel duemilasedici è cambiato qualcosa e non me ne sono accorto.
eppure, anche a livello fenotipico, siamo piuttosto simili: dotati entrambi di quattro arti che terminano allo stesso modo, abbiamo un organismo che funziona in maniera piuttosto simile.
cos'è, allora, che ci rende inferiori, o perlomeno non suscettibili di essere presi in considerazione?
andiamo con ordine:
- facciamo la pipì in piedi. questa è l'unica vera differenza, superabile alzando la tavoletta;
- non abbiamo le tette. non è vero, alcuni ne hanno più di molte ragazze;
- non ci radiamo i peli delle gambe, così da non ritrovarli nella doccia/lavandino/bidet;
- non abbiamo i fianchi stondati, e mi rendo conto di come questo possa generare problemi intollerabili all'interno di una casa;
- portiamo i capelli più corti, ma non ditelo ai metallari;
- abbiamo un diverso organo sessuale. dev'essere questo rapporto di amore/terrore nei confronti del nostro che porta molte ragazze a escludere in nuce la possibilità di una convivenza con un maschio, evidentemente ipotizzando che questi giri per casa ignudo sventolando il proprio arnese e cercando di infilarlo a sorpresa in qualunque orifizio gli capiti a tiro, dalle barre del termosifone alle serrature delle porte.
onde evitare una chiosa democristiana e ispirata alle pari opportunità, sono costretto a citare chi diceva che la guerra è l'unica igiene del mondo.
autodistruzione salvaci tu.

venerdì 15 gennaio 2016

pensierino del giorno-15/01/2016

ribellarsi alle ingiustizie è giusto.
gandhi ci ha insegnato la via della disobbedienza civile, rosa parks ne ha mostrato un fulgido esempio andando da sola contro non uno, ma più sistemi.
ogni essere umano che voglia dirsi libero deve alzare la testa quando i suoi diritti sono minacciati e schiacciati da un oppressore.
il nostro grido si leverà più forte se lo lanceremo tutti insieme: basta alla cottura sbagliata sui pacchi della pastasciutta!
un paese non potrà dirsi civile se i suoi cittadini dovranno mangiare, obtorto collo, la pasta scotta. la cottura dev'essere al dente, affinché rafforzi la nostra dentatura e, dunque, la nostra tempra a ogni morso, perché ci ricordi le asperità della vita e ci allontani dalle mollezze dei decadenti costumi occidentali.
non lasciamo che le multinazionali della pasta sviliscano il nostro nerbo senza che la folla alzi un sopracciglio!

giovedì 14 gennaio 2016

pensierino del giorno-14/01/2016

per qualche insondabile motivo, seguire la moda ha sempre pagato. esiste, infatti, un vasto pubblico femminile che è attratto dai soggetti in replica che si uniformano alle tendenze del momento.
per quanto la frase sopra possa sembrare spocchiosa, e in effetti lo è, non v'è motivo di alterarsi più di tanto: è perfettamente normale, anzi auspicabile, che i gusti femminili e maschili non convergano su un unico modello del sesso opposto, bensì siano quanto più variegati e omnicomprensivi possibile.
espulsa questa punta di gramellinismo, resta l'amara considerazione per cui vestirsi da idioti era, ed è tuttora, sinonimo di successo. non che si acchiappino le più gnocche del globo, ma perlomeno non si torna a casa a mani vuote e callose in previsione.
un raggio di luce sta però squarciando questo scenario, per la precisione dal momento in cui ha fatto la sua comparsa il risvoltino.
neanche il governo monti aveva raccolto un così trasversale e ampio dissenso.
voglio pertanto incoraggiare tutti coloro che vanno in giro a gennaio a continuare su questa strada, mostrate al mondo le vostre caviglie, non siate timorosi di sfoggiare i malleoli nella loro erotica potenza, pigliatevi il raffreddore pur di gridare alle genti di tutte le terre emerse che non temete l'acqua in casa! possa il risvoltino accompagnarvi vita natural durante ed illuminare il vostro cammino.
andate e risvoltatevi, possibilmente in questo luogo.

mercoledì 13 gennaio 2016

pensierino del giorno-13/01/2016

ero tutto gasato perchè mi erano venuti in mente tre pensierini da scrivere.
non uno, non due, bensì tre. significava avere pressoché la settimana coperta.
invece, tutt'a un tratto, vengo assalito dall'orrido mostro del dubbio: e se li avessi già scritti?
del resto, l'argomento è uno dei miei preferiti e non mi sorprenderei affatto se scoprissi di averne già abusato. infatti.
avevo in mente di realizzare un trittico sulle leggi di vita how i met your mother, salvo rendermi conto che l'avevo già fatto quasi due anni fa.
maledizione.
questo può avere tutta una serie di terribili implicazioni:
- sono vecchio
- moriremo tutti
- uso sempre gli stessi argomenti di conversazione
- nella vita ho visto solo how i met your mother
- non ho sposato robin scherbatsky
- non c'è mai una scena di nudo di robin!
- sono vecchio
- continueremo a morire tutti
- davvero non ho visto altro, o solo non me ne ricordo?
- quanto devo risultare banale e scontato?
- che tedio
- mi deprimo
- moriremo tutti, ma io da vecchio dentro quindi prima
- eppure ero sicuro di aver visto altro una volta finito how i met your mother
normalmente, dovrei approfittare di questa riflessione per sforzarmi e ampliare i miei orizzonti, tuttavia stavolta preferisco rimanere ombroso e lamentarmi, molto prossimo all'autocommiserazione, certamente in provincia di la sfiga.

martedì 12 gennaio 2016

pensierino del giorno-12/01/2016

la legge di nereo rocco, sulla cui importanza e centralità nella nostra esistenza ebbi già modo di disquisire, ci ammonisce severamente: in campo (da calcio) come nella vita.
dopo anni di studi e riflessioni, vorrei integrarla con un primo corollario: a letto come nella vita.
c'è chi, durante il rapporto, pensa solo ed esclusivamente a se stesso, ed è l'equivalente di chi non passa mai la palla e vuol fare tutto da solo cercando di dribblare anche i pali della porta; per fortuna, esiste anche chi gioca di squadra e gode più per un assist, e nel vedere la faccia felice del compagno che ha segnato, che per un gol.

lunedì 11 gennaio 2016

pensierino del giorno-11/01/2016

l'essenziale è invisibile agli occhi.
questa è la frase più celebre del piccolo principe e serve a rimorchiare le zarre nei centri commerciali; ciò non significa che non contenga un profondo sostrato di verità. il mondo atomico e sub-atomico, certamente indispensabile per la nostra esistenza, è stato infatti scoperto soltanto quando l'uomo ha inventato strumenti in grado di coglierlo.
per definizione, è invece incoglibile l'entità divina, e in quanto tale indimostrabile. non per niente, la maggior parte delle guerre combattute su questo pianeta erano in nome di qualcosa inteso in maniera diversa da due o più gruppi di persone, che dunque si ritenevano legittimati a scannarsi a vicenda onde affermare la superiorità del proprio pensiero. del resto, pure wittgenstein minacciò popper con un attizzatoio mentre russell prendeva le scommesse.
v'è anche chi ritiene, per un motivo o per un altro, che non esistano queste divinità, o entità astratte; tuttavia, chiunque deve arrendersi di fronte all'empirica e matematica esistenza della sfiga.
la sfiga è una sorta di sadico grande fratello, il cui occhio tutto vede e tutto sa.
nulla sfugge alla sfiga.
il suo principio di funzionamento ricorda vagamente quello di minority report: se qualcuno, da qualche parte del mondo, invoca un evento a sé propizio, la sfiga interviene prontamente per far sì che questo intervento non si verifichi e, possibilmente, accada invece l'esatto opposto, in maniera da sgangherarsi dalle risate di fronte alla sconfitta che si dipinge sul volto del malcapitato di turno.
vorrei a tal proposito fornire un classico esempio di come la sfiga si è, in passato, messa in moto, poco più di dieci anni fa.
correva l'anno del signore duemilacinque, e in una fredda notte di dicembre si affrontavano sul manto erboso dello stadio delle alpi di torino la locale squadra di calcio e il brescia.
quando mancavano pochi secondi alla fine del primo tempo, l'arbitrò decretò un calcio di punizione in favore del brescia; il fallo era avvenuto in quella che è di ritenuta una zona rischiosa, dacché è possibile calciare direttamente in porta e, talvolta, fare anche gol.
pur conscio di tutti questi elementi, un sostenitore della squadra di casa pensò bene di uscirsene con un'affermazione colma di superbia e vanagloria, in una sola parola, ubris: "figurati se segna da lì".
si apprestava a calciare pietro strada, volpe dal pelo bianco che, sebbene ormai agli sgoccioli della carriera, era dotata di un educatissimo piede destro. la palla vola leggiadra sopra la traversa e poi si abbassa di colpo, trafiggendo il portiere.
gol.
botte al tracotante.

domenica 10 gennaio 2016

pensierino del giorno-10/01/2016

è nato prima l'uovo o la gallina?
meglio un uovo oggi o una gallina domani?
bionde o more?
tex o dylan dog?
mazzola o rivera?
federer o nadal?
razzi o gasparri?
quelli che ho appena elencato sono solo alcuni dei quesiti che da secoli tormentano l'umanità, lasciando senza una vera e propria risposta chi si pone questi interrogativi.
tuttavia, ve n'è un altro che è sempre di stringente attualità e che merita l'attenzione delle menti più illustri del pianeta: meglio lasciare o essere lasciati?
fondamentale postulato è la distinzione non assume alcuna rilevanza quando la storia è giunta ormai al capolinea e non si ha alcuna intenzione, o perlomeno si prevede di non averla, circa eventuali minestre riscaldate. quando invece è chiaro che prima o poi ci sarà un ritorno di fiamma, è opportuno elaborare la migliore strategia sin da subito.
appare più congeniale al proprio tornaconto puntare sul senso di colpa di chi molla, oppure tenersi aperta la possibilità di tornare indietro?
il dibattito è aperto.

sabato 9 gennaio 2016

pensierino del giorno-09/01/2016

esiste un gramellini dentro ognuno di noi.
questa creatura, che si nutre di buonismo e pacato equilibrio, si manifesta in circostanze difficilmente identificabili: talvolta accade in occasione di eventi traumatici, talaltra invece ci sorprende con epifanie del tutto inaspettate e scollegate da particolari accadimenti esterni.
mentre scrivo queste parole, è evidente che sta capitando a me, ne riconosco i sintomi: moderazione, capacità di giudizio, lucida analisi, equidistanza e assenza di faziosità e preconcetti. insomma, gli ingredienti perfetti per sparare una stronzata.
anzi, forse riesco perfino a superare il nostro zarathustra del cerchiobottismo, perchè sto per tirare fuori una serie di idee alle quali umanamente non ci si può opporre, a meno di non vivere solo in funzione della distruzione dell'umanità.
ho un po' di timore, lo confesso.
oltretutto sono abbastanza sicuro di aver già accennato l'argomento in passato, quindi rischio di violare uno dei due comandamenti del pensierino. spero che la breve introduzione di cui sopra possa essere sufficiente a ritenerlo parzialmente diverso, se non altro dato l'inutile giro di parole che sto utilizzando prima di addivenire al punto focale della questione.
ordunque, molti di noi, tra i quali desidero essere annoverato, non fanno niente di buono per il prossimo. non che sia obbligatorio, intendiamoci, ma ritengo che se ogni tanto facessimo circolare dei favori gratuiti, per l'effetto del moltiplicatore di keynes, potremmo ritrovarci con parecchia felicità in più nel mondo. sarebbe sciocco mettersi a sindacare sul perchè e sul per come non si fa: del resto, l'ho appena detto, non potrei in alcun modo essere escluso da questa categoria, ergo non mi ritrovo nella posizione adatta per impartire lezioni di vita.
al netto di tutto ciò, esiste invece un piccolo e minimo gesto che in molti potrebbero compiere: donare il sangue. è bene specificare fin da subito che chi ha votato alcuni partiti politici deve ritenersi esente, sia mai che fosse infettivo.
ogni cittadino maggiorenne può donare il sangue. gli uomini possono farlo ogni novanta giorni, le donne in età fertile solo due volte l'anno. però non è poco; a differenza di altre iniziative di carattere benefico o quantomeno sociale, questa presenta un innegabile profilo egoistico: la donazione del sangue potrebbe, un giorno, giovare proprio a noi stessi, pertanto è giusto e doveroso non solo recarsi personalmente, ma anche convincere qualcun altro a farlo.
postilla per i più pigri: si può entrare in ritardo al lavoro, rilasciano apposita giustificazione.
postilla per i più taccagni: offrono una piccola colazione dopo il prelievo.
postilla per i malati di figa: spesso le donazioni sono effettuate da ragazze, qualcuna carina, qualcuna anche carina.
postilla per gli ipocondriaci: esami del sangue gratis ogni tre mesi.
postilla per i testimoni di geova: siete in grado di mettere a dura prova persino la tolleranza di gramellini.
postilla per chi ha paura di aghi, punture et similia: unitevi almeno all'avid, associazione volontarie italiane del datela via.

venerdì 8 gennaio 2016

pensierino del giorno-08/01/2016

le questioni terminologiche non debbono mai essere sottovalutate.
in tempi recenti, ne è sorta una che mi ha più volte messo in difficoltà, evidenziando l'inadeguatezza del linguaggio rispetto al mutamento dei tempi.
non mutatis mutandis.
che non è un invito a non cambiare mai la biancheria intima, bensì significa che ciò che doveva cambiare non è cambiato, o meglio, non tutto. se infatti è sdoganata la mancanza di stabilità come caratteristica quasi essenziale delle relazioni sentimentali, occorre notare come vi sia una carenza linguistica per connotare in maniera appropriata dette relazioni.
un vocabolo molto in voga è trombamicizia, per quanto non sempre sia calzante: la trombamicizia infatti postula un sottostante rapporto di amicizia, più o meno profonda, al quale viene aggiunto il sesso come ingrediente opzionale e facoltativo. diversa è invece la situazione quando due persone si frequentano in maniera assidua e continuativa; parlare di trombamicizia sarebbe inappropriato, benché il termine venga spesso utilizzato per apparente analogia, e data, al contempo, l'impossibilità di impiegare il più impegnativo e formale fidanzamento, appunto perché di fidanzamento non si tratta.
è una terra di nessuno che sta tra il sesso disinteressato e la relazione definitiva, anzi di quest'ultima costituisce il vero e proprio preliminare, logico oltreché fisico.
quid iuris quando questo rapporto s'interrompe?
come riferirsi alla persona con cui ci s'intratteneva fino a poco tempo fa e che invece ora occupa il primo posto nella black list dell'album dei ricordi da accantonare?
i nostri genitori ci hanno consegnato in eredità, oltre all'insostenibile costo delle loro pensioni, il termine ex.
ex è l'abbreviazione di ex-fidanzato/a, poiché un tempo, quando questi sessantottini mancati erano giovini, ci si metteva insieme in tempo zero, con la stessa disinvoltura con la quale oggi si presenta ai genitori una escort moldava spacciandola per stagista nel proprio ufficio.
è pertanto rimasto nel nostro parlato l'uso smodato e scellerato della parola ex, che tuttavia non copre, secondo l'originaria funzione, quell'area grigia di cui s'è testé disquisito.
il problema rimane: cosa rappresenta, per il soggetto parlante, la "persona con la quale s'intratteneva una relazione fisica e sentimentale, ancorché in una forma embrionale, e che si è deteriorata prima di poter sbocciare in un sereno fidanzamento"?
la risposta, in realtà, è molto semplice: è giusto utilizzare il termine ex.
sticazzi se non è stato messo nero su bianco un qualche particolare status, ex designa tutto ciò che coniughiamo al passato.
ci trombavi? perfetto, allora è ex. lo diventa nel momento in cui viene notificata l'interruzione del rapporto. lunga vita a un vasto e generico utilizzo di ex, purché lo si faccia consapevolmente e con le adeguate protezioni.

mercoledì 6 gennaio 2016

pensierino del giorno-07/01/2016

il posto fisso è stato il punto di fuga ideale verso cui la generazione dei nostri nonni prima, e dei nostri padri poi, tendeva tutti i propri sforzi.
posto fisso e a quel punto moglie e figli. a trent'anni già tutto sistemato da un pezzo.
chi firma ora un contratto a tempo indeterminato, invece, pur avendo una certa sicurezza, sa già che potrebbe cambiare lavoro nel giro di alcuni anni, o meglio, sa già che potrebbe volerlo fare.
allo stesso modo, le relazioni sentimentali vivono equilibri profondamente precari. per quanto possa risultare asettico pensare sin da subito che ci sarà una fine, abbiamo piena consapevolezza del fatto che ciò sia altamente probabile. l'orizzonte temporale per mutare le proprie ambizioni è stato spostato in avanti di diversi anni, come se sapessimo che non può arrivare subito.
al pari del posto fisso di oggi, la relazione definitiva deve necessariamente passare attraverso una serie di tirocini formativi, che magari non avranno nulla a che vedere l'uno con l'altro e neanche si svolgeranno nella stessa città. in comune hanno una prima data di scadenza, che talvolta non può neppure essere superata e, in qualche modo, rinegoziata.
effimero.
una matassa che non si dipanerà mai, e sarà messa da parte prima che abbia potuto mostrare il proprio contenuto.
schiavi della nostra precarietà.

pensierino del giorno-06/01/2016

quello che in apparenza potrebbe essere un anno come un altro, il 2016, porta con sé una ricorrenza particolare: infatti, si celebrerà in data primo marzo il decimo compleanno del pensierino.
l'iniziale proposito di scrivere ogni giorno è stato disatteso, e non poteva essere diversamente, con la tecnologia a disposizione a quei tempi; banalmente, ogniqualvolta mi recavo fuori città rischiavo di non avere una connessione e dunque di non riuscire a portare a termine il progetto. oltre a quello, ho preso numerose pause nel corso degli anni, qualcuna più breve e qualcuna più lunga, dovute inizialmente a disinteresse, poi a carenza di tempo e, ahimé, anche di idee.
non sono sicuro di esserci riuscito, però ho cercato di elaborare ogni giorno un argomento diverso. solo su questa piattaforma, sono presenti novecentoquarantaquattro post. non moltissimi, a onor del vero.
ed è proprio per questo che voglio rilanciare alla grande il blog, in maniera da poter festeggiare contemporaneamente il post numero mille e il decimo compleanno.
significa, calendario alla mano, che non potrò saltare neanche un giorno. questa volta l'impegno è serio: cinquantasei giorni filati di scrittura, di spremitura di meningi. bisognerà appuntarsi qualunque idea, segnare ogni spunto da qualche parte in modo da sfruttare al massimo le poche sinapsi rimaste.
la sfida parte nel preciso istante in cui premerò il pulsante pubblica.
inonderò le vostre bacheche.
sommergerò le vostre caselle di posta elettronica.
farò avances alle vostre madri.
tampinerò i vostri familiari.
importunerò il prossimo.
ma ce la farò.