venerdì 30 maggio 2014

pensierino del giorno-29/05/2014

commentare l'attualità è una cosa che cerco di evitare fin da quando è nato il blog, cioè più di otto anni fa. recentemente non mi son potuto esimere dal fornire il mio punto di vista su genny 'a carogna e in realtà mi ha fatto piacere che ne sia nato un piccolo dibattito con scambio d'opinioni, segno che in realtà la categoria che io tanto snobbo accende l'interesse molto più delle mie cagate quotidiane (intese anche come evacuazioni di rifiuti corporei).
tuttavia scorrendo le notizie dal sito di un quotidiano mi sono imbattuto in un titolo che ha richiamato la mia attenzione: cortei in tutta la francia contro la le pen. va bene, siete francesi, quindi sono concessi le attenuanti generiche, però diamine ragazzi. non è passata neanche una settimana dal voto. cioè voi avete avuto nelle vostre mani la possibilità di evitare che risultasse vincitrice delle elezioni e dopo non esserci riusciti protestate? di cosa vi drogate?

mercoledì 28 maggio 2014

pensierino del giorno-28/05/2014

il nostro sistema immunitario non ci protegge solo dalle malattie, ma anche da noi stessi e dalle cazzate che rischiamo di fare. la cosa fantastica è che funziona a nostra insaputa, esattamente come i muscoli involontari, o meglio, magari siamo consapevoli dell'azione in quel dato momento ma poi ce ne dimentichiamo e ne perdiamo totalmente la cognizione, al punto che quando ne scorgiamo gli effetti siamo stupiti quanto i nativi che videro colombo scendere dalle caravelle.
stupiti perchè lo aspettavano il giorno dopo, mica per altro.
dalla mia esperienza posso trarre un paio di esempi.
il primo accadde circa un anno e mezzo fa, tornai a casa per le vacanze di natale dalla spagna e quando fui sul pullman che mi riportava alla casa di granada ebbi una folgorazione: le chiavi di casa! certo di non averle prese inizio a smadonnare e chiedo asilo politico presso qualche amico, dove inizio a frugare nella valigia. niente da fare, non ci sono. controlla meglio, mi dicono. allora inizio a svuotare e come per magia eccole sbucare dal fondo della tasca esterna, raggomitolate in attesa che le trovassi. in quel momento mi sono rivisto mentre sfacevo la valigia una volta a torino e pensavo saggiamente di sistemare già le chiavi nella valigia stessa, in modo da prevenire un'eventuale sbadataggine che puntualmente si è verificata. questo vuol dire conoscersi.
poco fa invece stavo parlando con una persona e dopo una ventina di minuti mi passo le mani tra i (pochi) capelli e mi accorgo di non avere più gli occhiali da sole. terrorizzato torno indietro, faccio il percorso a ritroso finchè non scopro che li avevo già messi precauzionalmente via. fantastico, erano al sicuro da tempo.
le volte in cui funziona questo anti-virus è portentoso, peccato che a volte abbia dei black-out.

martedì 27 maggio 2014

pensierino del giorno-27/05/2014

quando iniziai la scuola elementare non erano ancora passati dieci anni dal disastro di chernobyl e all'epoca si facevano delle iniziative benefiche volte ad aiutare i bambini di quelle zone. non ricordo con preciso in quale progetto fosse coinvolta la nostra scuola nè cosa comportasse, fatto sta che a noi scolaretti chiesero di fare dei disegni da mandare ai nostri pari età ucraini e per aiutarci ci consegnarono un foglio con il nostro alfabeto e la traduzione di ogni lettera in cirillico.
dato che già allora ero scarso a disegnare cercai di ovviare a questa carenza con dei dialoghi, peccato che non avessi grande padronanza dell'idioma (neppure dell'italiano), per cui tradussi lettera per lettera dall'italiano e lo scrissi in cirillico.
un cretino già allora.

lunedì 26 maggio 2014

pensierino del giorno-26/05/2014

la vita dell'uomo moderno, timorato o meno che sia, è costellata di insidie e pericoli anche nei suoi aspetti apparentemente più innocui. uno di questi è senza dubbio rappresentato dagli angoli dei muri quando si cammina a piedi scalzi o si gattona. il mondo sarebbe più facile se fosse smussato.
ma non è di questo che volevo parlare.
gli spigoli son sempre esistiti, se l'uomo non è riuscito nel corso dei millenni a tenersene alla larga sarà perchè in fondo ha del masochismo latente e vuole avere un'occasione per farsi del male e potersi lamentare, altro grande traguardo della nostra esistenza: cacare il cazzo al prossimo facendo leva sulla nostra più sfortunata condizione. c'è gente che lo ha trasformato in un'arte, ci si guadagna quasi da vivere.
ma non volevo parlare nemmeno di questo.
volevo invece focalizzarmi sui piccoli accidenti che possono occorrere durante la routine mattutina, per definizione il momento più importante della giornata, o meglio del suo arco cosciente. espressione bellissima, l'arco cosciente della giornata. utilizzatela pure in famiglia e al lavoro, vi farà sentire socialmente inseriti e apprezzati.
capita, per esempio, che ci si ritrovi senza gli ingredienti per la prima colazione. dato che fin dalla magna charta libertatum del 1215 è fatto divieto assoluto di uscire di casa per comprare il necessario per la colazione prima di averla consumata, quando si verifica questo genere di sciagure si aprono due sole strade al cittadino modello: la prima, osteggiata sia in dottrina che in giurisprudenza (e quindi non si capisce chi cazzo la sostenga) è cambiare la prima colazione. soluzione tanto sciocca quanto irrealizzabile, sarebbe come dire a una persona sposata che deve passare una sera lontano dal coniuge di rimediare con altra compagnia (ora che ci penso improvvisamente non appare così stupida). la seconda invece, dolorosa ma forse eticamente preferibile, prevede di saltare a piè pari la colazione per rimediare al bar. piuttosto semplice da un punto di vista logico, rischia però di prestare il fianco a un dilemma che, qualora si verifichi, è paragonabile alle trombe dell'apocalisse: giungere al bar e scoprire di non avere un centesimo.
anche qui, però, son cose che capitano da decenni, come tutte le peripezie legate alla carenza di mutande, ai calzini spaiati, alle camicie non stirate e via discorrendo.
con particolare riguardo alla modernità una delle trappole è quella relativa all'inserimento della password del wifi. quid iuris, infatti, se d'improvviso non ci si dovesse più riuscire a collegare? sì, ce la ricordiamo bene e no, al centosettantesimo tentativo chiaramente non abbiamo più sbagliato a digitarla. per fortuna esiste l'invio della password tramite mail, penserà lo sprovveduto, e invece no, c'è un numero verde che fa passare per il centralino della casa bianca, tre irresistibili offerte promozionali, il bollettino di isoradio e ir budello di tu ma', come si direbbe nei salotti raffinati della pisa bene. non resta che iniziare dei rituali magici per aggirare questo problema, quali la preparazione di intrugli magici tipo bevanda di panoramix (sperando di non caderci dentro tipo obelix oppure sì, pensate che figata non aver mai più bisogno di una singola password per entrare nelle connessioni di tutto il mondo) e l'esecuzione di una danza del wifi secondo l'antico rito delle tribù microsoft del congo centrale.
mentre lo stinco di bambino si sta lentamente cuocendo dentro la pozione, ecco che improvvisamente si palesa l'arcinemico, la causa prima e suprema di tutti i mali e delle madonne scagliate in quella mattinata: il caps lock. infido, era rimasto acceso di soppiatto, come una vipera in agguato nell'erba pronta a mordere il malcapitato di turno che si aggiri nei paraggi del suo nascondiglio.
una volta disinserito, la giornata può cominciare.
hello world.

domenica 25 maggio 2014

pensierino del giorno-25/05/2014

nella vita ho sempre cercato di privilegiare i contenuti rispetto alle forme. con una frase fatta, non giudicare un libro dalla copertina.
invece è una cagata pazzesca, non perchè sia sbagliato, anzi resto convinto della sua validità, ma siamo comunque molto influenzati dalle forme, dall'estetica, dal contorno. restando sui libri, tante volte ne ho comprato uno attratto appunto dalla copertina o dalla veste grafica o peggio ancora dalla costoletta.
così come le persone che non conosciamo ci danno un'impressione prima ancora che abbiano aperto bocca, tutto quello che ci si presenta agli occhi manda dei messaggi immediati. la capacità di andare oltre e di non farsi ingannare è notevole, però è sciocco far finta che non agisca in alcuna misura sul nostro giudizio. bisogna saper accattivare il prossimo per farlo arrivare al contenuto altrimenti è molto difficile che questo emerga da solo.

sabato 24 maggio 2014

pensierino del giorno-24/05/2014

salviamo l'abigeato. no dico ma vi pare giusto che questa fondamentale figura di reato non abbia all'interno del nostro ordinamento la dignità di un articolo a sé stante, ma debba rinvenirsi all'ottavo posto (manco al primo!) delle circostanze aggravanti del furto? lo trovo inconcepibile.
il fatto che la sardegna sia una regione a statuto speciale non significa che vada bistrattata in questo modo terribile e meschino, anzi, riscriverei il codice penale centrandolo sull'abigeato ma che dico usciamo dall'euro e reintroduciamo il baratto, libero accesso alla moneta tramite caccia e pesca. diventeremmo una società migliore, dove tutti lavorano per gli altri prima che per se stessi e dove non è importante l'io, ma il noi. praticheremmo l'amore libero su verdi prati in fiore (ma se sono in fiore non son più verdi, dico bene?) e quando le nostre amanti saranno soddisfatte torneremo a rivolgere l'attenzione alle donne.

venerdì 23 maggio 2014

pensierino del giorno-23/05/2014

da piccolo, che poi vuol dire una decina d'anni fa quindi tanto piccolo non ero anche se mi sembrano passate ere geologiche con tanto di glaciazioni ed estinzione dei dinosauri, credevo a un sacco di scemenze, tipo questa qui (ci tengo a ribadire che è acqua passata, per fortuna mi sono evoluto in charmeleon anche se vorrei un giorno diventare charizard).
pensavo e sottolineo avo che sarei stato una persona tutta d'un pezzo, intrisa di valori, morale ed etica. avrei orientato la mia vita alla coerenza e al rigore, senza scendere mai a compromessi. poi ho capito una cosa: che a nessuno frega una mazza di tutto questo. se è importante se stessi ok, è un sacrificio accettabile, ma se perseguire delle idee/convinzioni comporta delle rinunce che sul momento ci riescono difficili al diavolo tutto.
l'importante è evitare le contraddizioni marchiane, come può essere il farsi passare appunto per un uomo retto e probo. nel momento in cui accettiamo e facciamo accettare agli altri di essere persone che possono mutare a seconda della convenienza dov'è il problema?
da una parte si loda chi ha il coraggio e l'onestà intellettuale di cambiare idea, dall'altra se ne critica l'incoerenza. francamente mi sembra un corto-circuito logico, delle due l'una, a meno che uno non si arroghi il diritto di poter decidere ogni volta in base al caso specifico, ma entrerebbero in gioco variabili legate al sentire personalissimo e a mio modo di vedere insindacabile di ognuno.

giovedì 22 maggio 2014

pensierino del giorno-22/05/2014

la gente va vissuta per strada, c'è poco da fare. bisognerebbe passare la propria vita, o almeno parte di essa, nei luoghi affollati e origliare le conversazioni, osservare i comportamenti, studiare le mimiche facciali, le gestualità quotidiane. un campionario stupefacente.
il vero divertimento, col quale trascorrevo gli spostamenti in autobus quando ancora lo utilizzavo, consiste nell'immaginare le storie personali a partire da un paio di frasi o da dettagli del corpo piuttosto che dell'abbigliamento; cercare di riempire meglio il loro presente e se possibile tracciare un abbozzo del loro passato.
oppure, banalmente, capita di uscire dalla panetteria e vedere un gruppo di tre persone che viene incontro, due donne e un maschio; grande è la gioia quando, a causa della pioggia che scende dal cielo, una delle due esclama, perfettamente consapevole del significato della sua frase: a me piace bagnarmi.

mercoledì 21 maggio 2014

pensierino del giorno-21/05/2014

una volta in preda a qualche giovanile delirio decisi che la donna della mia vita sarebbe stata quella che avrebbe completato il verso di una canzone. o meglio, l'avrei posto in forma subdola, come una domanda, e lei avrebbe avuto due opzioni: la prima, più semplice, capirlo e citarla volontariamente oppure, il sogno, dare la risposta giusta in maniera casuale perchè è quello che lei pensa, quello che corrisponde alla sua personalità e sensibilità.
per fortuna poi son cresciuto eh, ci tengo a sottolinearlo.
tuttavia non sarebbe figo conoscersi così? voglio dire, andare in giro, fermare una persona, ma anche dello stesso sesso, e porre una domanda a caso su quella falsariga. tipo chiedere qual è il personaggio preferito di un libro. o sulla politica. o qualcosa che comunque sia rivelatore di qualcosa su chi abbiamo di fronte, in modo che si sappia di avere un interesse in comune che sia poi la base per una discussione.
domani lo proverò.
poi vi racconto quanti schiaffi ho preso.

martedì 20 maggio 2014

pensierino del giorno-20/05/2014

qual è l'animale più fiero del mondo?
il leone, forse?
la tigre, per caso?
la pantera, può essere?
l'aquila, magari?
siete fuori strada.
il dominatore dei cieli, delle acque e delle terre emerse, nonchè signore unico e assoluto del creato è proprio lui, il piccione.
avete notato con quale altezzosità e sprezzo del pericolo lo si trova in situazioni ad alto rischio, eppure lui è lì a sfidare il destino senza paura alcuna di finire nel valhalla, impavido come uno spartano alle termopili, intrepido come tom cruise in mission impossible.
tuttavia non è quando sfida le correnti d'aria nè quando balla sui cornicioni o sta in equilibrio sui cavi dell'elettricità che ne possiamo apprezzare a pieno la regalità: il momento chiave è l'accoppiamento. cosa fa l'uomo, misero e inutile animale, quando vuole accoppiarsi con una donna? si avvicina con fare insicuro o eccessivamente fiducioso e inizia ad attaccare qualche inutile sproloquio, mentre il re degli esseri viventi gonfia il collo mostrando tutti i colori dell'arcobaleno e intona un soave quanto armonico canto d'amore, tubando dolcemente per attirare la femmina. ella ne è attratta irrimediabilmente, rapita, avvinta, soggiogata, priva di difese contro questo superbo semi-dio.
una volta terminato di riprodursi, egli ci mostra quanto sia superiore a noi umili cacchette defecandoci addosso dall'alto dei cieli, dei quali, è bene ricordarlo, è il padrone incontrastato. ci guarda con aria di compassione mista a sfida, come a dire venite pure poverini, con le lame quando volete, tanto sapete già che vi faccio un culo nero.

lunedì 19 maggio 2014

pensierino del giorno-19/05/2014

ciao,
mi chiamo jacopo e dico di avere ancora ventiquattro anni nonostante vada per i venticinque e la mia testa sia rimasta a diciotto. da un paio di settimane non riuscivo a concepire che potesse esistere un giorno oltre domenica perchè in quella data la mia squadra del cuore sarebbe andata a giocarsi un posto in europa. tutto nelle sue mani: se avesse vinto sarebbe passata, altrimenti no.
per spiegare la mia storia di tifoso ho sempre utilizzato un'efficacissima vignetta di charlie brown, dove lui con aria afflitta si chiede per quale motivo i beniamini del baseball dei suoi amici vincano gli scudetti mentre i suoi retrocedono. 
iniziai questo tormentato rapporto in un caldo pomeriggio di giugno di oltre sedici anni fa, in seguito a una cocente sconfitta. da lì in poi mi ha portato più delusioni che altro, soldi spesi, incazzature, litigi, mal di pancia, notti insonni, raucedine, sconforto. a volte mi chiedo se non sia più facile essere quegli altri, quelli che cascano sempre in piedi, che hanno pronta una soddisfazione all'anno o giù di lì. poi penso che non saprei nemmeno di cosa gioire e probabilmente mi sarei già scocciato di seguire il calcio.
ciao,
mi chiamo jacopo e dico di avere ancora ventiquattro anni nonostante vada per i venticinque e la mia testa sia rimasta a diciotto. ieri ho pianto a una partita di calcio, anche se credevo di aver superato quella fase nella quale il bambino non è in grado di accettare le sconfitte e come ogni volta che è contrariato su qualcosa scoppia in lacrime. evidentemente è una fase che non sono destinato a superare. mi trovavo in uno stadio a quattrocento chilometri da casa, in mezzo a migliaia di persone che come me avevano deciso di passare il lunedì mattina in uno stato comatoso pur di non perdersi la partita, pur di testimoniare. è successo quello che nemmeno il più ottimista fra i tifosi avrebbe potuto immaginare: rigore per noi all'ultimo minuto sotto il nostro settore, per gli avversari gioca il portiere di riserva. ci ha traditi il giocatore più forte. gliel'ha praticamente tirato addosso. per rendere la sensazione a chi non ha familiarità con quanto sto scrivendo, provate a immaginare di chiedere alla ragazza dei vostri sogni di sposarvi, di intravedere la felicità a due sole lettere di distanza, a uno sporco schifoso monosillabo che in questo caso è lungo undici metri. escono le due lettere che mai avreste voluto sentire. è il pugno che ti manda al tappeto durante una rissa.
puoi rialzarti, puoi ricominciare a corteggiare la ragazza ma ci vorrà del tempo e d'improvviso vedi la felicità che si allontana, perchè dopo la domenica prende forma il lunedì e tutti i giorni successivi con i vari eventi che potranno succedersi, le incognite sul cammino e chissà quanti altri accidenti. a quel punto la felicità sembra la cosa più lontana del mondo.
ciao,
mi chiamo jacopo e dico di avere ancora ventiquattro anni nonostante vada per i venticinque e la mia testa sia rimasta a diciotto. ieri sera mentre piangevo ho visto tanti ragazzi della mia età con gli occhi lucidi, alcuni con il volto solcato dalle lacrime. i quattrocento km da fare per ritornare indietro non saranno un carosello festante ma piuttosto un carro funebre, non si entrerà in città strombazzando ma mestamente s'imboccherà la via di casa, facendo meno rumore possibile affinchè non ci ricordiamo di esistere e di soffrire. non ho ancora avuto la forza di riaccendere internet sul cellulare, lo tengo staccato da quando sono partito poco dopo l'ora di pranzo; farò finta di essere concentrato su altre cose, ma la verità è che al momento non ho voglia di sorbirmi prese per il culo varie. cosa ne possono capire? hanno mai sofferto, loro? hanno mai visto aprirsi il baratro dopo la sconfitta? il dolore, come la gioia, sono sentimenti che sono preclusi poichè vivono in un limbo dove si alternano con tale rapidità da lasciarli storditi e confusi, incapaci di avere stati d'animo significativamente diversi.
ciao,
mi chiamo jacopo e dico di avere ancora ventiquattro anni nonostante vada per i venticinque e la mia testa sia rimasta a diciotto. mi sono ritrovato a farmi delle domande, mi son sentito chiedermi perchè stessi inveendo con lo sguardo rivolto in alto verso qualcosa che sostengo non esista, come sia possibile che pochi secondi siano in grado di trasformarmi da scimmione sbraitante a fragile bambino che singhiozza e vorrebbe nascondersi sotto la gonna della mamma. totalmente bipolare. viene da pensare che esista davvero un destino e che ce l'abbia proprio con te, che voglia fartela pagare per qualcosa di terribile commesso in una vita precedente. 
ciao,
mi chiamo jacopo e dico di avere ancora ventiquattro anni nonostante vada per i venticinque e la mia testa sia rimasta a diciotto. ieri sera ho assistito alla più grande tragedia sportiva della mia vita e stamattina indosso una maglietta della mia squadra del cuore. mi dà solo fastidio che a causa del freddo debba indossare una felpa e non si possa vedere bene, ma a breve me la toglierò. 
la vita è una battaglia e noi la vinceremo.

pensierino del giorno-18/05/2014

tipico pensierino riempitivo, di quando bisogna mettere qualcosa in una tale data in attesa di un intervento più significativo il giorno dopo.
ho scoperto che esiste 'sta roba che si chiama camera anecoica che non riflette nulla quindi è isolata da tutto, zero radiazioni, zero rumori, simula lo spazio insomma.
poi per carità, intendiamoci, non frega un cazzo neanche a me ma qualcosa andava scritto.
fingiamo stupore per la camera anecoica: oooooooooooooh tipo scolaretti che entrano per la prima volta al planetario e vedono le stelle col bambino ciccione che fa cadere la merendina per terra e non la trova più perchè è buio. godo, mangia di meno, bastardo.

sabato 17 maggio 2014

pensierino del giorno-17/05/2014

c'era un'usanza che purtroppo è andata scomparendo nel tempo, quella del caffè sospeso. ossia l'avventore entrava in un bar, prendeva un caffè ma ne pagava due, così il cliente successivo l'avrebbe preso senza pagare.
bevessi caffè ogni tanto lo farei.

venerdì 16 maggio 2014

pensierino del giorno-16/05/2014

le cliniche per disintossicarsi dall'alcool sono nate quando si è percepito l'alcolismo come un problema sociale cui porre un argine. la persona che vi entra segue un percorso che lo conduce a resistere alla tentazione e ad apprezzare la sobrietà.
ecco, tutto questo non ci piace.
è per questo che a breve aprirò la prima clinica per alcolizzarsi.
l'idea di base è la stessa delle altre cliniche, solo che funziona al contrario. si prendono le persone fastidiosamente sobrie, quelle che guai a bere più di un bicchiere e solo nelle occasioni speciali oppure peggio ancora il bicchiere del vino dicono che puoi rimetterlo via tanto non l'han toccato, si prendono questi qua, si cacciano tutti insieme in una struttura adatta a ospitarli e, seguiti da persone altamente specializzate, li si instrada verso l'alcolismo. in maniera professionale s'insegna sia a sbronzarsi malamente alternando vino e tequila con successiva giornata di schifo sia a farlo con eleganza e moderazione, partendo da un aperitivo con una leggera birra bionda per finire a tracannare assenzio.
l'offerta è rivolta anche a coloro che vogliono perfezionare la propria formazione accademica e puntino a migliorare la propria resistenza durante le serate moleste, in modo da non finire racimolati in un prato o buttati su un tavolino dopo gli shottini preliminari.
d'altra parte, nunc est bibendum.

giovedì 15 maggio 2014

pensierino del giorno-15/05/2014

Percorse sulla punta dei piedi il pavimento fino alla sua parte del letto e s’infilò rapidamente sotto le coperte alla ricerca di lui. Completamente nudo, giaceva immobile sulla schiena, lasciando scoperto il corpo dalla vita in su. Lei aveva già chiuso gli occhi, a quel punto non le occorreva più l’ausilio della vista; la sua memoria muscolare l’avrebbe ricondotta nella sua posizione preferita, con la testa adagiata tra la spalla e il torace di lui, i corpi quasi a contatto, separati da pochi centimetri. Lui allargò il braccio per permetterle di sistemarsi, poi la strinse a sé mentre lei con una mano lo cingeva e ne auscultava il perfetto ritmare del cuore.
Un colpo dietro l’altro, pompava con la controllata regolarità di un atleta impegnato in una gara di resistenza. Il petto si alzava e si abbassava e la sua mano ne seguiva il movimento.
Come diavolo fa, si chiese, a restare così tranquillo, imperterrito, glaciale, come fa a non accorgersi della tempesta che mi si sta scatenando dentro?
Il contrasto tra la propria inquietudine e il suo respiro senza affanni la innervosiva. Perché, perché? Eppure al massimo i ruoli avrebbero dovuto esser capovolti, non doveva andare così. Aveva programmato dal principio ogni singola mossa, ma non questa, ora le sembrava di lanciarsi in battaglia senza uno scudo.
Spostò la mano, cercando a tastoni la sua. Le dita si trovarono e si avvilupparono in una danza tutta loro, cercandosi ed esplorandosi come se fosse la prima volta. Quando furono stanche di lottare si lasciarono andare spossate e senza alcuna forza, ma intrecciate in un nodo che appariva indissolubile. A quel punto riaprì gli occhi e lo vide con la mascella serrata, lo sguardo fisso in un punto poco oltre il cassettone di legno dozzinale. In una frazione di secondo però lui percepì che lei aveva iniziato a fissarlo e spostò la visuale sulle mani. Poi di nuovo oltre il cassettone.
Lei gli baciò il primo punto di pelle che trovò vicino alle sue labbra, senza sapere cosa fosse, ma facendo uno schiocco forte e un po’ artificioso per attirare la sua attenzione. Tutto quello che ottenne, invece, fu una carezza sulla guancia con la mano che fino a un secondo prima le accarezzava dolcemente i capelli. Nemmeno mosse la testa. E lei che pensava fosse un riflesso involontario girarsi verso una persona che ti dà un bacio, di qualunque tipo sia. No: fermo, in pace col mondo, imperturbabile. Decise allora di farsi più vicina, portò il bacino a toccargli l’anca mentre le gambe si facevano largo tra le sue per incastrarsi le une nelle altre.
Nonostante avesse solo le gambe sotto le coperte lui irradiava calore per tutta la stanza, un calore dal quale lei non riusciva ad allontanarsi e racchiusa nelle sue braccia si crogiolava in quella sicurezza che li isolava dal resto del mondo. Dimenticava perfino dove fossero, certamente fuori dal tempo, con ogni probabilità anche dallo spazio perché avrebbero potuto trovarsi ovunque e in nessun luogo e non avrebbe fatto la benché minima differenza. Sempre più risoluta a cercare la sua attenzione tirò via le coperte mostrando a entrambi le nudità dei propri corpi, a riposo dopo una battaglia che non aveva visto perdere nessuno. Questo gesto sortì l’effetto desiderato, lui girò la testa verso di lei e sorrise, ricambiato, quindi alzò leggermente la schiena, quel tanto che bastava per sfiorarle con le labbra la punta del naso. Poi ritornò nella sua posa tombale ricoprendosi fino alla vita; mosse leggermente le labbra, come se stesse riordinando le idee prima di dire qualcosa, e in quell’istante il cuore di lei ebbe un sussulto – e se avesse scoperto il suo segreto?–, ma fu smentita dalle sue parole: «Perché non possiamo diventare pirati?» e proseguì, sempre fissando quel dannatissimo cassettone, «voglio dire, pirati cavallereschi. Punteremmo solo ai vascelli battenti bandiera europea, chiederemmo loro un congruo prezzo per risparmiare le vite umane e ci allontaneremmo con un inchino togliendoci il cappello a tricorno mentre quei parrucconi restano lì impalati a guardare la nostra goletta allontanarsi.»
Mentre pronunciava quelle parole si rese conto di tutto. Il corpo di lei si era fatto rigido, con i piedi aveva smesso di cercare i suoi, stava solo aspettando la fine del discorso per intervenire e tirar fuori la burrasca: «Sarebbe bello e suggestivo. Forse all’inizio potrebbe pure funzionare. Ma poi ti abbandonerei nottetempo portandomi via la metà dei dobloni», «non uno di più­», ci tenne a precisare.
Lui capì che le aveva dato la certezza di esserci, giano bifronte dei rapporti che rappresenta tanto l'aspirazione quanto la fine di ogni cosa perchè quando sopraggiunge non c'è più ricerca, tensione, lotta, scontro, tutto si appiattisce nella normalità e nella consuetudine. Si diventa scontati. Desideriamo solo quel che non abbiamo e lei ce l'aveva, o pensava di averlo. Il suo destino era segnato, sarebbe finito nella stessa cesta dei vecchi giocattoli dagli occhi neri e inespressivi.
Dopo alcuni interminabili istanti di silenzio lei riprese la parola: «Sai, forse un giorno le nostre rotte si incroceranno di nuovo e allora spareremo un colpo di cannone per salutarci», ma non ottenne alcuna risposta, lui non ribattè, anzi mantenne la propria compostezza. Fu questo che la fece innervosire, si stizzì proprio della sua mancata reazione e mentre vedeva i suoi talloni uscire per l’ultima volta dalla porta pensò che non le sarebbe neppure mancato.

Sul momento provò col cuscino a ricreare la forma del suo corpo, ma non andava bene, gli mancava il respiro, voleva sentire la pelle nuda scattare a ogni contrazione del cuore e non quel piatto cotone monocromatico. Dopo aver invano provato a prendere sonno si alzò e andò a fare colazione, o pranzo, non avendo la minima idea di che ora fosse.

pensierino del giorno-14/05/2014

ci prenderanno mica in giro con 'sta storia della scadenza dei cibi?
non che io sia contrario al mettere le date di scadenza sulle etichette, me ne guardo bene. tuttavia ho notato come spesso non corrispondano all'effettivo deterioramento del prodotto o perlomeno non arrecano danni alla salute.
vengo da una famiglia dove mio padre si mangia senza problemi gli yogurt scaduti da diversi giorni, mentre mia madre se fosse per lei li butterebbe una settimana prima, in sostanza appena uscita dal supermercato.
cercando di collocarmi in mezzo a questi due estremi ho sempre scelto la via dell'assaggio: se il cibo non presenta segni esteriori di putrescenze o simili se ne prova un pezzettino ino ino ino, il gusto ci dirà poi se è dannoso o meno consumarlo. così è andata con il latte, l'alimento a breve scadenza che utilizzo di più. ormai vige la regola per cui se la scadenza è il giorno stesso è ottimo, se era il giorno prima va ancora bene, se era due giorni prima si assaggia ma di solito conserva lo stesso sapore.
l'altro giorno mi sono lanciato su un vasetto di pesto piccantissimo calabro che recava come data di scadenza il duemiladieci, quattro anni fa. l'ho aperto e all'occhio appariva ancora buono, odori strani non ne emanava perciò l'ho mangiato e sono ancora qui a raccontarlo. banalmente, anche la frittata con uova scadute da un paio di settimane non ha arrecato disturbi a nessun membro della famiglia.
ci sono due spiegazioni che mi vengono in mente e in parte s'intrecciano: la prima è che evidentemente dovranno soddisfare qualche requisito legale che impone l'apposizione di tale data con fini di protezione del consumatore, la seconda è che approfittino di tale circostanza per rubare qualche giorno e costringere il consumatore fesso a buttare via cibi ancora commestibili per spingerlo a comprarne di nuovi. altrimenti non me lo spiego, perchè il latte bevuto il giorno dopo la scadenza è davvero buono e non causa alcun tipo di problema e lo stesso penso si possa dire per tutti i latticini in generale.
il pesto piccante invece lo lasceremo nel frigo a beneficio delle generazioni future, tanto è così forte che se ne può mangiare solo una puntina per volta, per cui è impensabile finirlo nell'arco di una sola esistenza a meno che ci si dedichi interamente a quello.

martedì 13 maggio 2014

pensierino del giorno-13/5/2014

la storia di genny (di cui potete comodamente trovare prima e seconda puntata) mi ha condotto verso una pericolosa conclusione.
ho detto che bene han fatto le autorità a parlare con i capoccia della curva del napoli per scongiurare episodi di violenza che sicuramente avrebbero coinvolto persone del tutto estranee; parlandone in famiglia mi è stato posto un interessante interrogativo: va bene il dialogo, ma allora perchè non farlo alla luce del sole facendo comunicare la notizia direttamente allo speaker dello stadio? perchè conciliare in 4-5 persone e lasciare che siano loro a decidere il destino delle altre sessantamila?
soprattutto, ho notato stupore per la decisione di legittimare al tavolo delle trattative dei criminali o presunti tali.
il discorso stato-criminali mi ha riportato alla mente un'annosa questione che di tanto in tanto balza nuovamente agli onori delle cronache, ossia la trattativa stato-mafia.
per chi non se lo ricordasse farò un riassunto molto stringato: la mafia annunciò violenze e attentati se non fossero stati tolti dal regime di carcere duro (il famoso 41-bis) alcuni dei suoi esponenti più significativi, di fatto affinchè potessero in qualche modo comunicare con l'esterno.
lo stato, almeno inizialmente, rispose niet, salvo poi cacarsi addosso quando iniziarono a esplodere bombe in tutto lo stivale. da lì in avanti pare ci siano stati dei contatti appunto tra le istituzioni e la criminalità organizzata, in modo da giungere a un accordo. attualmente alcuni pubblici ministeri stanno cercando di far luce su quanto accaduto e la vicenda è stata sotto i riflettori quando da palermo hanno intercettato napolitano.
orbene, è legittimo che sia fatta piena luce sugli avvenimenti storici? la gente deve sapere?
a malincuore rispondo di no. deve per forza esistere un'area oscura d'intervento politico. in casi come questi la gente vorrebbe inflessibilità, rigore, prove di forza, quando invece porterebbero a conseguenze disastrose. su scala più grande mi sembra di rivedere quanto accaduto all'olimpico; in entrambi i casi ritengo che esista un interesse superiore per il cui raggiungimento non bisogna andare tanto per il sottile. dimenticare l'etica può salvare delle vite umane.

lunedì 12 maggio 2014

pensierino del giorno-12/05/2014

con ogni probabilità questa è la mia teoria definitiva sulla vita, sotto qualunque profilo la si guardi: psicologico, metafisico, astronomico, filosofico, giuridico, gastronomico, meccanico e quant'altro.
il punto di partenza è una delle tre grandi verità assolute insieme alla legge di murphy e al mito della mela di platone. in realtà son le prime due che mi sono venute in mente, non consideratele. oppure fatelo se vi piace, ma non devono interferire col discorso serissimo e straordinariamente breve che mi accingo a fare.
dunque.
desideriamo ciò che non possiamo avere. pertanto la nostra vita è un continuo tendere a quelle cose lì e quando le raggiungiamo spostiamo l'asticella leggermente più in alto, in modo da porci una nuova sfida, una nuova conquista, una nuova caccia. intesa così, però, presupporrebbe un avvitamento dentro una spirale infinita dove regnerebbe sovrana l'insoddisfazione. in parte è così.
nel senso che ci possiamo ragionevolmente fermare e interrompere la ricerca quando lo stadio al quale siamo si evolve, è in continuo mutamento e ci pone continuamente delle sfide. il suo rinnovarsi riproduce l'eterna ricerca. ed è quando siamo stimolati a sufficienza senza bisogno di allontanarci che troviamo la felicità.

domenica 11 maggio 2014

pensierino del giorno-11/05/2014

è importante non perdere lo spirito del fanciullino, lo dico spesso. dovremmo avere tutti la curiosità con la quale i bambini si accostano al mondo, desiderosi di scoprire e conoscere.
perchè la verità è che non si smette mai non solo di imparare, ma proprio di fare delle scoperte vere e proprie. provare, sperimentare, non aver paura di fallire, ricominciare da capo. in una parola, o meglio espressione, mettersi in discussione, avere il coraggio di accettare la nostra fallibilità, la nostra imperfezione. può esser doloroso per alcuni vedersela rinfacciare tante volte, ma basta un episodio a favore per capovolgere il rapporto.
tutto questo per dire che ho fatto un passo avanti nella scala evolutiva. ora sono più vicino all'homo sapiens.
ebbene sì, vi svelerò questo segreto, questo prodigio della natura o forse sarebbe il caso di dire dell'uomo giacchè proprio di questo si tratta, di fruire in maniera migliore e più consapevole degli strumenti che circondano la vostra vita da anni e al cui uso siamo talmente assuefatti da non essere in grado di valutarli con occhi diversi.
lo zaino. uno ci mette dentro le cose, poi lo chiude.
fin qui nessun problema, non volevo suggerire di cuocerci la pastasciutta dentro. nè di farne un tappeto volante, anche perchè essendo zaino non può essere tappeto.
dicevo.
la cerniera dello zaino, quando questo è pieno e lo teniamo sulle spalle, a volte si apre con lo spiacevole effetto di riversare per terra il suo contenuto. situazione nella quale in tanti si saranno trovati almeno una volta e che pone il seguente dilemma: una volta che ho raccattato tutto, come faccio a evitare che si ripeta? posto che il volume degli oggetti contenuti sarà sempre lo stesso e lo zaino non aumenterà la sua capienza all'improvviso, esiste un modo per scongiurare la fuoriuscita di materiali magari preziosi tipo lo zafferano?
la risposta è sì, c'è.
bisogna chiudere la zip da un lato. non far incontrare nel centro i due cosini, ma tenerli entrambi dalla medesima parte. in quel modo potete riempirlo quanto volete, ma una volta chiuso lo sarà per sempre.

sabato 10 maggio 2014

pensierino del giorno-10/05/2014

abbiamo due unità di misura per esprimere le distanze: la prima è lo spazio, quindi per noi che adottiamo il sistema metrico decimale il metro con i suoi multipli o sottomultipli. tuttavia è abbastanza scomodo da utilizzare, perciò molto spesso per quantificare una distanza utilizziamo il tempo in rapporto al veicolo; è così che tra torino e genova non ci sono più centosettanta kilometri, ma un'ora e mezza di macchina se non c'è traffico. oppure da un locale all'altro all'interno di un centro cittadino venti minuti a piedi o cinque col pullman.
ma non è questo il punto.
la distanza implica lontananza e la lontananza vuol dire separazione.
però quand'è che siamo davvero lontani? bisognerebbe fare un discorso legato anche alle tratte aeree perchè avere un comodo collegamento muta e non poco la prospettiva, ma voglio lasciarlo da parte. facciamo finta che non esistano gli aeroplani.
nella mia esperienza personale non mi sono mai sentito realmente lontano da casa se non c'era almeno uno stato in mezzo o un mare a dividerci. paradossalmente, potrei percepire un maggiore distacco trovandomi nella germania del sud che non in fondo allo stivale, nonostante si parli in quest'ultimo caso di una distanza quasi doppia rispetto alla prima. per lo stesso motivo finchè guardo l'inghilterra dalle coste francesi mi sembra di essere a un tiro di schioppo da casa, mentre una volta attraversata la manica è come se fossi entrato a narnia e non solo perchè guidano a sinistra. che poi, che senso ha guidare a sinistra se tanto poi voti a destra? noi almeno siamo coerenti, da sempre siamo saldamente ancorati a destra e guai a chi ci sposta.

venerdì 9 maggio 2014

pensierino del giorno-09/05/2014

è cosa giusta e buona ascoltare la radio.
ne faccio una questione di conoscenze e arricchimento: troppo spesso quando si ascolta la musica si tende a riciclare quello che già abbiamo ascoltato e si esplora poco un universo smisurato. con l'arrivo di spotify e quindi con la possibilità di crearsi una propria discografia sul pc senza nemmeno la fatica di dover cambiare cd, ecco che l'impigrimento è arrivato ai massimi livelli. è vero che spotify stesso suggerisce e incoraggia in tutti i modi l'ampliamento della propria cultura musicale, ma il bello della scoperta giace nella sorpresa, nel non avere idea di che cosa staremo per ascoltare. ci sintonizziamo su una stazione radio e, oplà, risuonano le note di un brano sconosciuto che qualcuno vuole farci conoscere. non è detto che ci piaccia, magari cambieremo, però dopo un paio di tentativi ci fermeremo su qualcosa di nuovo che ha catturato la nostra attenzione; in quel momento saremo allineati con chi ha ideato un certo percorso musicale e potremo arricchirci davvero di qualcosa.

giovedì 8 maggio 2014

pensierino del giorno-08/05/2014

è bellissimo trovarsi a riflettere sui modi di dire.
espressioni che sono ormai parti integranti della nostra lingua e del nostro patrimonio culturale diventano prive di senso se proviamo ad analizzarle pezzo per pezzo.
l'esempio più lampante in tal senso non viene dalla nostra lingua, bensì dall'inglese: it's raining cats and dogs, ossia piovono cani e gatti. senza dubbio dalla grande portata immaginifica, non lascia spazio a equivoci, ma come diavolo si fa a esprimere la grande quantità d'acqua che sta cadendo attraverso i cani e i gatti? misteri d'albione.
a casa nostra invece diciamo, tra le varie, botte da orbi. credo che una rapida ricerca online metterebbe fine a ogni dubbio sulla sua etimologia, ma renderebbe meno divertente il ventaglio d'ipotesi che si possono inventare.
in primo luogo mi viene in mente botte così violente da accecare, cioè appunto da rendere orbi.
altra ipotesi, più arzigogolata, è quella di una rissa fra ciechi dove chiaramente nessuno dei due vede per cui menano fendenti completamente a casaccio e, nella malaugurata ipotesi in cui riescano ad acchiappare l'avversario, non si fermano più perchè non riescono a rendersi conto di quanto l'altro sia conciato male.
o magari inizialmente voleva dire prendersele dai ciechi, cioè ricevere botte dagli orbi ed era utilizzata in maniera dispregiativa verso chi non faceva una grande figura nella tenzone ed è poi passata a significare qualcos'altro.

p.s.: non ho resistito e ho controllato. è giusta la seconda, colpire a casaccio.

mercoledì 7 maggio 2014

pensierino del giorno-07/05/2014

per chi se la fosse persa, ecco la prima puntata.
dicevamo, ora la palla è nelle mani della giustizia. nei casi dei cosiddetti reati da stadio ciò significa che il questore può sostanzialmente fare quello che vuole: se gli va di rovinare la vita a uno perchè gli ha messo le corna è sufficiente che sfrutti una delle settecentordici fattispecie previste dalla legge per firmare la cosiddetta diffida. è un provvedimento in tutto e per tutto uguale a una misura cautelare, con la differenza che la seconda è emanata da un giudice, la prima da un poliziotto che decide senza stare a sentire eventuali ragioni della difesa. a quel punto si può fare ricorso al tar, ma intanto il daspo diventa efficace e il divieto è operativo. se poi il giudice dovesse riconoscere l'ingiustizia della decisione questa perderà ogni effetto, peccato che il tempo trascorso non sarà in alcun modo restituito.
torniamo a noi.
il tizio in questione viene diffidato per cinque anni. non si capisce bene dove fosse la violenza del suo comportamento, ma poco importa. in italia si può manifestare la propria opinione nelle piazze, non negli stadi. a questo punto il messaggio è piuttosto chiaro. reato d'opinione, istigazione a delinquere, scavalcamento di barriere (veramente era seduto sopra, ma tant'è) significano daspo.
è qui che si apre la parte interessante del discorso. tempo fa parlai di stoltenberg e della sua reazione dopo la strage di utoya dove morirono settantasette ragazzi (e lui scampò a un attentato per imperizia dell'attentatore), non proprio equiparabile a quanto accaduto a roma. in quella circostanza disse, con le lacrime agli occhi, che lo stato avrebbe reagito con più apertura e più democrazia, anzichè prendere per le palle quel pazzo furioso e oltraggiarlo sulla pubblica piazza.
da noi funziona in maniera diversa, mi piace chiamarlo sensazionalismo giudiziario. da una situazione x si sceglie un capro espiatorio e lo si massacra, convinti di espiare il male da dentro di noi attraverso la sua afflizione; quindi, in maniera del tutto logica con quanto premesso, siccome qualcuno ha sparato a un napoletano si diffida un altro napoletano. non fa una grinza. vi ricordate quando a scuola la classe era turbolenta e i professori nel dubbio si accanivano sempre sugli stessi poveracci sperando che fossero di esempio per gli altri? ecco, come logica non siamo troppo lontani.
lo stato non dà la possibilità a qualcuno di essere sottoposto a giusto processo, si limita a rimuoverlo dalla scena in maniera comunque plateale, affinché tutti vedano cosa succede a chi viola la legge. con buona pace di stoltenberg.
così, magicamente, chi chiede la libertà di una persona diventa uno che oltraggia la memoria di un poliziotto, uno che bene o male fa cessare lo stato di agitazione di una curva diventa uno che istiga alla violenza.
se conosco un minimo quel mondo, non credo che il soprannome carogna uno lo guadagni per caso: se lo conquista sul campo, quindi ci sono ottime probabilità che sia un soggetto realmente pericoloso. ragionando in ottica molto conservatrice e timorosa del mondo potrei dire che sarei più tranquillo nel saperlo dietro le sbarre, ma è qui che si annida il problema.
esistono delle leggi che hanno lo scopo di regolare aprioristicamente qualunque situazione futura si presenti, tra le quali figurano quelle processuali e penali. la forza di uno stato è nel reagire applicando in maniera giusta ed equa quelle leggi, non aggirandole per primo. che messaggio ne dobbiamo trarre noi cittadini? che il fine giustifica i mezzi?

pensierino del giorno-06/05/2014

bisogna pesar bene le parole, perchè volevo partire in quarta accusando di ipocrisia ma sarebbe stato scorretto. si tratta proprio di cortocircuiti logici.
detesto commentare l'attualità, non mi si addice proprio, però stavolta farò uno strappo alla regola.
vediamo i fatti per come si conoscono finora, anche se sono in continuo mutamento e le nuove versioni si susseguono.
prima della finale di coppa italia scoppiano tafferugli tra tifosi del napoli e della roma in seguito ai quali un tifoso viene ferito forse mortalmente da un colpo di pistola. allo stadio c'è grande agitazione: i napoletani non vogliono tifare e sostanzialmente lo impongono anche ai viola che subiscono la decisione, tutto questo mentre le notizie dall'ospedale giungono frammentarie e incerte.
i responsabili delle forze dell'ordine si trovano di fronte a un bivio: usare il pugno di ferro, imporre la legge dello stato, reprimere qualunque possibile forma di dissenso attraverso l'uso della forza oppure cercare il dialogo, evitare che si verifichino ulteriori violenze anche se questo significa dover parlare con personaggi poco raccomandabili. dato che, col passare dei minuti, le condizioni del ragazzo ferito migliorano tanto da dichiararlo per il momento fuori pericolo, non sembra esserci alcun motivo per agitarsi, da nessuna parte.
ora il punto è farlo capire ai tifosi.
vedete, non è che i tifosi siano necessariamente tutti delle bestie, ma quando sono insieme si sentono parte di un'unica cosa e se tocchi uno li tocchi tutti. aggiungiamo un dettaglio non scontato: nessuno va allo stadio pensando di poterci realmente rimettere la pelle, nemmeno quando ci va armato di bastoni. il rischio che si accetta, nella peggiore delle ipotesi, è quello di una scafandrata di mazzate, ma che ti sparino come in romanzo criminale o più banalmente come negli scontri tra le barra bravas in argentina è fuori discussione.
quindi immaginate come si deve sentire un tifoso del napoli mentre uno di loro è in ospedale a lottare tra la vita e la morte. la curva è una polveriera, una bomba a mano pronta a esplodere e che va disinnescata al più presto.
come dicevo, complici il miglioramento del quadro clinico del tifoso colpito, si va a cercare di riportare la sicurezza e la tranquillità nello stadio. al termine di un rapido dialogo con un tizio che è salito a cavalcioni di un cancello, la calma è ripristinata. si gioca, c'è chi vince, c'è chi perde.
poi c'è chi deve parlare per forza e uno stato che si lecca le ferite e deve riguadagnarsi la fiducia dell'opinione pubblica. non può tollerare di aver agito in maniera intelligente scongiurando il pericolo di ulteriori incidenti, no, ora deve mostrare i muscoli, deve far vedere chi comanda. già, perchè in tutto questo si pone un ulteriore problema: il tizio sul cancello indossava una maglietta che inneggiava alla libertà per antonino speziale, colui che è stato ritenuto colpevole di aver ucciso il poliziotto raciti negli scontri di sette anni fa a catania. inaccettabile che si contesti la sentenza di un tribunale e poco importa che lo stesso abbia fatto poco tempo prima l'attuale ministro dell'interno in favore del principale alleato del governo. squisitezze tutte italiane.
ho scritto già abbastanza, a domani per la seconda puntata.

martedì 6 maggio 2014

pensierino del giorno-05/05/2014

alla domanda secca: descrivi in tre parole il tuo paese, io non saprei rispondere.
o meglio, dovrei pensarci molto e di sicuro non mi basterebbero tre parole.
provando a usare locuzioni che esprimano concetti, anche se in modo stringato, direi:
insofferenza alle regole
benpensantesimo (la dottrina dei benpensanti, che a quanto pare sul dizionario online treccani non esiste)
resistenza al cambiamento.

pensierino del giorno-04/05/2014

4/5/1949-4/5/2014
bacigalupo
ballarin
maroso
castigliano
rigamonti
grezar
menti
loik
gabetto
mazzola
ossola

stavolta voglio aggiungere una minima riflessione, cosa che di solito evitavo per timore di scadere nella vuota retorica gramelliniana. nel decennio appena trascorso ho mancato solo un appuntamento tra superga e filadelfia, quello dell'anno scorso. a tutti gli altri però ero presente e ricordo bene il clima di compostezza e cordoglio che si respirava, ma questa volta non l'ho ritrovato.
bellissimo vedere il colle invaso da oltre diecimila persone di tutte le età, gente che saliva a piedi (e vi garantisco che è davvero lunga) spingendo passeggini, insomma uno spettacolo che scalda il cuore.
però.
però.
ci siamo dimenticati per un attimo il motivo per il quale eravamo lì, che non era l'ovazione alla squadra, per quanto giusta e meritata, ma che avrei trovato più appropriata, chessò, all'aeroporto o al centro d'allenamento. ci si accostava a superga col muso lungo, si teneva la voce bassa e lo sguardo a terra. zero cori per la squadra, al massimo qualche applauso d'incoraggiamento quando salivano e scendevano dal pullman.
intendiamoci, è stata una serata emozionante e piena di gioia, però appunto è stata quella gioia a essere vagamente fuori luogo secondo me. lungi da me fare il criticone perenne, eppure mi ha lasciato dentro quel nonsochè di stranezza.

lunedì 5 maggio 2014

pensierino del giorno-03/05/2014

in parole povere, il concetto di karma vorrebbe che noi accumulassimo una sorta di bonus per ogni azione positiva che facciamo e quindi acquisissimo un credito nei confronti del destino.
a prima vista è una figata: mi comporto bene e ne trarrò persino giovamento in futuro.
invece è una fregatura colossale, perchè funziona solo se tutti quanti s'ispirano a questo comportamento; dato che non sappiamo se esista o meno quest'ordine supremo a regolare il mondo, dobbiamo ipotizzarlo soltanto come una direttiva, una linea guida. in assenza di una sanzione sicura per i trasgressori allora diventa sconveniente essere buoni, o meglio, è più conveniente essere cattivi poichè si acquista il doppio vantaggio di beneficiare delle buone azioni altrui e di poter orientare il proprio agire al nostro tornaconto. tanto anche se violiamo il karma o andiamo sotto nel punteggio chi se ne frega, nessuno verrà mai a chiedercene conto.
a meno che, appunto, non si creda che esista e dunque si cerchi di rispettarlo.
ma siccome non è così, è opportuno stare sempre in guardia. l'esempio ci viene dalla vita quotidiana e dai mille ostacoli, spesso costituiti da persone, contro i quali andiamo a schiantarci inesorabilmente. la triste verità è che a nessuno frega di quanto siamo stati bravi in passato ad aiutare le vecchiette che attraversavano la strada. ogni volta si ricomincia dallo zero a zero ed è partita a eliminazione diretta.

domenica 4 maggio 2014

pensierino del giorno-02/05/2014

la creatività ha due accezioni.
la prima è quella propria dei geni: creano qualcosa di nuovo dove prima non c'era niente. l'esempio viene dal campo della tecnologia e delle invenzioni, da personaggi come i fratelli wright, gutenberg, edison, ma anche a livello artistico. mondrian, duchamp, gaudì e compagnia cantante, per quanto nella loro vita abbiano risentito di varie influenze, hanno segnato un distacco così forte rispetto al passato che credo si possa parlare di novità. a modo loro hanno inventato qualcosa.
questi però sono una fetta ristrettissima della popolazione, menti superiori la cui grandezza non è neanche configurabile in termini di maggior quoziente intellettivo, hanno davvero qualcosa in più che rasenta il metafisico. gli altri esseri umani che vogliono creare qualcosa devono invece rielaborare, prendono qua e là facendo un collage di qualcosa di preesistente e gli danno una nuova forma. sarebbe però riduttivo chiamarlo scopiazzare, secondo me per due motivi: il primo è che non è che ricalchino interamente, ma traggono spunto e rubano dei piccoli pezzi, il secondo è che in questo assemblaggio opera una parte di genialità. non brillante e stupefacente come quella dei geni veri e propri, ma il collante che tiene insieme il nuovo prodotto è la parte che ci mette chi l'ha pensata e in questo modo la connota come propria.
in fondo non potrebbe essere diversamente: a ben vedere anche nei cervelloni c'è traccia di qualcosa di pregresso, solo che loro riescono ad andare oltre quello che sia possibile immaginare in un dato momento. insomma tutto quello che si stratifica dentro di noi ci rende ladri di idee o comunque debitori a qualcosa o a qualcuno, fosse anche solo per la forma mentis.

venerdì 2 maggio 2014

pensierino del giorno-01/05/2014

volevo controllare una regola sul plurale dei nomi stranieri nella lingua italiana così ho fatto una mini-ricerca su google. il primo sito uscito era quello, attendibile, della treccani.
la pagina in questione ha regalato due emozioni notevoli: la prima è la scoperta della parola forestierismo che se da un lato trovo meravigliosa dall'altro mi sa proprio di tempi del fascio, dove era bandita qualunque parola non fosse strettamente derivante dal latino o tutt'al più dal greco.
il secondo è che la nostra parola bistecca viene dall'inglese beaf-steak. pian pianino è diventata bistecca, così come in piemontese panino si dice sanguìs perchè viene dal sandwich. ciò in quanto, viene spiegato, fino alla fine del diciannovesimo secolo, mille e ottocento per gli ignoranti, i nomi stranieri si adattavano completamente alle forme grafiche e fonomorfologiche dell'italiano.
detto sempre per i diversamente colti: si italianizzava tutto, quel processo che in altri paesi come francia e spagna esiste ancora mentre da noi ha lasciato spazio a un'importazione del termine.
non per niente diciamo computer mentre laggiù rispettivamente ordinateur e ordenador.
anche stavolta abbiamo divulgato conoscenza.