mercoledì 10 giugno 2020

Anniversari

Tra le novità introdotte negli ultimi anni dalle varie piattaforme di comunicazione, o meglio da chi le sfrutta, ce n'è una che aborro perché è il più bieco modo di acchiappare gradimento e notorietà: frantumar le palle con qualsiasi anniversario possibile e immaginabile. Non avendo nulla da dire sul presente - si noti infatti la clamorosa mancanza di riflessioni - queste pagine, di solito sportive, ricordano agli utenti che ESATTAMENTE otto anni fa accadeva un determinato evento. Al di là dell'ovvia obiezione per cui chi se ne frega, che senso ha festeggiare gli otto, i dodici, i ventuno anni e via dicendo? Capisco la cifra tonda: ogni dieci anni si rimembra quell'avvenimento, bene, comprensibile. In questo modo però non si fa altro che riproporre ciclicamente il medesimo contenuto e se osserviamo da una prospettiva ex post la situazione non fa che peggiorare perché ogni giorno posteranno il medesimo messaggio, limitandosi ad aggiornare la data. Che tristezza. Che squallore.
Siccome ho di nuovo un blog dal quale lanciare i miei temutissimi attacchi, posso finalmente togliermi di dosso tutti questi pensieri e affidarli all'etere che di sicuro li trasmetterà a chi di dovere. In particolare, queste pagine con un debole per gli anniversari sono nel mio mirino da tempo immemore e la soddisfazione di poter mettere per iscritto tutto quello che penso è doppia.
Occorre però ammettere che il giorno scelto non è casuale, trattandosi infatti di una data non qualsiasi.
Due anni fa chiudevo la pagina più lunga e duratura della mia vita, quella da torinese. Culminando con un matrimonio e un'improvvisata ai Murazzi vestito ancora da cerimonia, salivo ancora ubriaco su un aereo con destinazione Portogallo, dove avrei trascorso l'estate in attesa di trasferirmi in Olanda. Da lì non mi sono più voltato indietro, come avrebbe dovuto fare quel fesso di Orfeo, anziché cercare a tutti i costi di vedere Euridice. Peraltro il dieci giugno è sempre stata una data ben presente nella mia memoria, trattandosi del compleanno di mio nonno che un anno coincise con l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale. Lui compiva ventun anni quel giorno. Sarebbe dovuto andare al fronte ma non passò le visite mediche: troppo basso e insufficiente circonferenza toracica. Del primo limite son sicuro, del secondo meno ma è quello che ricordo mi disse al tempo, purtroppo ero bambino e la mia memoria potrebbe rivelarsi fallace. Sarei in realtà estremamente curioso di sapere se fosse davvero così, ossia se fosse quello l'esame cui erano sottoposti i cittadini prima di essere spediti al fronte. La certezza - e la fortuna - è che mio nonno al fronte non ci andò, anzi durante la guerra si sposò ed ebbe pure la prima figlia.

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