giovedì 17 maggio 2012

pensierino del giorno-17/05/2012

erano già alcuni mesi che si era trasferito e l'aveva notata fin dal primo giorno.
faceva il turno pomeridiano lunedì, mercoledì e venerdì. così lui sapeva perfettamente quando andare a fare la spesa, in modo da incrociarla alla cassa; sceglieva sempre la sua, anche se c'era più coda.
dopo le prime settimane di timidi saluti avevano iniziato a scambiare due parole.
prima tappa: entrare abbastanza in confidenza da capire se fosse fidanzata o meno.
nel quartiere lo odiavano tutti, perchè in coda al supermercato ci metteva una vita: con bradipa lentezza tirava fuori la merce dal carrello e la depositava sul nastro con una sacralità irritante, per non parlare dei sei-sette minuti da dedicare al sovrumano sforzo di raccogliere tutte le monetine che puntualmente cadevano per terra. mai una volta che pagasse col bancomat o fosse di corsa.
il problema per lui era come arrivare allo scottante argomento; la domanda secca era troppo diretta, in più la sua timidezza lo avrebbe bloccato sulla porta di casa, figuriamoci.
bisognava prenderla alla larghissima, attaccando di sorpresa con una battuta brillante. altro problema: trovare una frase brillante da dire. l'unica cosa che gli veniva in mente erano i suoi occhi color nocciola, tagliati leggermente alla orientale, le lentiggini sugli zigomi e le fossette sulle guance. già andava in panico quando se la immaginava, starle davanti azzerava la salivazione e causava l'uscita di parole perlopiù sconnesse e casuali, mentre dietro di lui la gente dava segni di notevole impazienza e prima o poi qualcuno lo avrebbe menato di sicuro.
sarebbe stato molto più facile se avesse preso lei l'iniziativa.
maledizione, perchè questa convenzione sociale obbliga l'uomo a fare il primo passo? insomma, se è destino vuol dire che si piacciono entrambi, quindi ognuno dovrebbe fare il suo. lui si faceva vedere tre volte a settimana, ora la palla era nel campo avversario.
no, non funzionava.
però l'idea di fondo non era malvagia, mettere una trappola col formaggio per vedere se il topolino ci finiva incastrato.
qualcosa di indiscreto e poco invasivo.
eccola, la pensata del secolo. genio. 
genio.
la sera stessa si presentò, puntuale come la diarrea durante una riunione di lavoro, solo che stavolta il suo carrello era molto più snello del solito. voleva darsi un'immagine più spigliata, dell'uomo che non deve chiedere mai e pazienza se il frigo è vuoto, tanto è sempre a cena fuori perchè, che ci vuoi fare, la gente mi reclama di continuo.
impeccabile nell'aspetto anche dopo una dura giornata di lavoro; in realtà era uscito mezzora prima ed era passato da casa a lavarsi e mettersi la camicia stirata.
soliti convenevoli come va come non va uh ma che tempo terribile eh già.
gli uscì tutto d'un fiato: mihannolasciatoquestovolantinomanonfapermemagariateinteressaciaograz
non finì neanche la frase e uscendo inciampò goffamente.
ecco come rovinare tutto, bravo pirla, si disse correndo a casa a leccarsi le ferite. basta, da domani si volta pagina, è una storia che non aveva alcun senso, meglio concentrarsi su obiettivi più alla portata.
quando l'indomani il vicino di scrivania lo sentì urlare gooooooooooooooooooooooooooooooooooooooolllllllllllll pensò subito a un turno infrasettimanale e corse a cercare il risultato su internet.
invece aveva funzionato lasciare il numero del cellulare dentro il volantino. si chiamava sara.

Nessun commento:

Posta un commento