sono ben note agli aficionados del pensierino la superficialità e grettezza con la quale mi accosto più o meno a qualunque argomento, che spesso mi portano ad avere idee completamente sbagliate.
però pensavo questa cosa.
sento di parecchie persone negli ultimi tempi che ricorrono all'aiuto di psicologhi (che, ricordiamolo, segue una regola diversa da chirurgi, ma la stessa di grechi) per superare un periodo difficile o un episodio particolarmente brutto. questo è abbastanza scontato, visto che non penso che la gente vada da uno psicologo per dire ehi bomber la mia vita va una meraviglia, quanto sono un grande? per poi sentirsi rispondere wei zione ma sei troppo un figo, schiaccia sto five poi molla cinquanta euri e vattene affanculo.
di sicuro in certi casi è necessario affidarsi a una persona qualificata, non lo metto in dubbio. mi auguro di non averne mai bisogno, ma ne comprendo l'importanza.
credo che si combinino due fattori: da un lato, la forte voglia di uscire dal tunnel nel quale ci sentiamo costretti, il bisogno di respirare ottimismo e di non essere assaliti dalla tristezza fin da quando apriamo gli occhi al mattino; dall'altro la speranza che questa persona possa effettivamente aiutarci, speranza che non possiamo riporre in chi ci sta intorno. è un po' come se ci fossimo procurati un taglio: l'amico ti può dare un cerotto, una benda, un aiuto transitorio e magari pure efficace sul momento, ma poi bisogna andare in ospedale a farselo sistemare.
il dubbio che sorge è: a fronte di queste situazioni, quante invece sono quelle nelle quali si vuole solo andare da una persona che ti stia ad ascoltare? pensiamo magari di avere chissà quali problemi sconvolgenti, invece abbiamo solo difficoltà a tirare fuori quello che ci affligge. condividere il dolore.
può essere che abbiam perso la capacità di ascoltarci e sostenerci l'uno con l'altro?
magari la risposta si può rintracciare in un'altra grandissima verità assoluta che regola la nostra vita, e cioè che è molto più facile parlare con gli estranei perchè non ci giudicheranno, non avendo mai voluto che noi facessimo una determinata cosa quando invece ne abbiam fatta un'altra. potremmo tranquillamente ammorbarli con le nostre turbe e paturnie per l'intera durata di un volo intercontinentale, parlando del dolore per la scomparsa di una persona cara, la delusione per la fine di una relazione, le ansie sul futuro, mentre liquideremmo questi argomenti con frasi smozzicate di fronte agli amici.
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