il gioco di carte hearts, presente di default in ogni computer con windows, ha delle regole piuttosto semplici: consiste nel far prendere agli avversari determinate carte che assegnano un tot di punti. quando un giocatore raggiunge un determinato punteggio la partita termina e vince chi ha totalizzato meno punti.
si son viste cose più complicate al mondo.
tuttavia, mi è venuto in mente che da bambino, insieme ad altri luminari del mio livello, tutti futuri soci m.e.n.s.a. e già vincitori di diversi premi nobel, oltre a non riuscire a giocare a free cell perchè non riuscivamo ad avviare la partita, avevamo altresì stabilito che l'obiettivo di hearts fosse quello di realizzare il maggior numero possibile di punti, per cui ci stupivamo da un lato della semplicità del gioco, poichè risultavamo sempre vincitori, dall'altro per il fatto che nella tabella segnapunti fossimo qualificati ultimi nonostante il punteggio più alto. nel dubbio, davamo dello stupido al computer. si capisce, d'altronde mica potevamo essere in errore noi futura classe dirigente. bisogna tenere oltretutto presente che non avevamo mai avuto sbatta di leggere le regole, tempo previsto dai quaranta ai quarantacinque secondi.
lo sgomento massimo però si raggiungeva quando, all'interno di una singola mano, riuscivamo a prendere tutti i punti disponibili: secondo le regole ufficiali del gioco il giocatore fa zero punti, tutti gli altri invece prendono come penalità il massimo. noi invece, tutti tronfi e orgogliosi per l'impresa, restavamo delusi quando scoprivamo di non aver preso neanche un punto mentre gli altri ci distanziavano.
questa gente un domani potrebbe farvi un'operazione a cuore aperto, difendervi in tribunale o costruire un ponte sul quale dovrete passare quotidianamente per andare al lavoro.
scappate finchè siete in tempo.
Nessun commento:
Posta un commento