alla nostra età le rotture lasciano alcuni strascichi negativi: c'è chi sente la mancanza della sicurezza, chi del sesso, chi banalmente di dei momenti di condivisione della vita quotidiana.
sentiamo un piccolo vuoto dentro di noi e non è una metafora, è proprio quella sensazione, quasi ci avessero tolto un pezzo da dentro che eravamo abituati a percepire e d'un tratto non c'è più.
a pensarci bene è poca roba, indipendentemente da quanto quel pezzo possa essere grande o importante. per la nostra generazione vale la regola aurea incisa nella storia dal vate supremo, al secolo max pezzali, che in uno dei suoi vangeli ricorda ai discepoli che come dicon tutti il tempo è l'unica cura possibile; per i minuziosi e amanti delle statistiche registriamo che è solo l'orgoglio a metterci un po', un po' di più per ritirarsi su.
ad ogni buon conto, è poca roba. davvero. e quest'introduzione per sminuire gli pseudo-drammi del nostro tempo serviva solo a entrare nell'argomento.
all'età dalla quale vi scrivo molti dei nostri genitori erano più o meno come noi, nel senso che passavano da una storia a un'altra. sono stati i primi a smetterla di fermarsi al primo fidanzato.
per i nostri nonni invece era tutta un'altra storia.
una volta che trovavi una quella era e potevano esser separati solo dalla morte.
già. la morte.
è facile troncare una relazione quando le carni sono ancora fresche, il mondo e i suoi sette miliardi abitanti pronti ad accoglierci, gli anni si aprono davanti a noi dritti e infiniti come la torino milano all'altezza di rondissone, un rettilineo che sembra non terminare mai, neanche una volta arrivato a destinazione (infatti prosegue fino a trieste!).
gli eventi degli ultimi tempi mi hanno però portato a chiedermi come dev'essere andare a letto e non avere al proprio fianco quella persona dopo sessant'anni o più, magari figli, eventuali nipoti, per alcuni perfino bis-nipoti. quando ormai la vita è uno stanco trascinarsi verso il traguardo e le giornate si compongono di un lento scivolare nei ricordi e la memoria, cinica, fa difetto proprio in quel momento.
ormai la routine è diventata alienante, a fatica ci si parla, però si continua a condividere il letto.
inutile negarlo, anche se facendo il conto non è vero hanno passato tutta la vita insieme. la sola e unica vita fianco a fianco.
poi, d'improvviso, quel posto nel letto rimane vuoto. il cuscino non recherà più le tracce di una testa, le lenzuola e le coperte non saranno più in disordine.
negli occhi di chi l'ha vissuto ho intravisto l'anticamera della morte stessa. del resto, vale sempre il principio per cui non si desidera veramente qualcosa finchè non possiamo più averlo e quindi anche a ottanta, novant'anni c'è un rifiorire dell'amore, risboccia una passione che si riteneva sopita da anni sotto strati di consuetudine e ripetitività. anche a noi giovinastri può capitare di accorgerci di desiderare qualcosa solo nel momento in cui la smarriamo, ma succede tutto a velocità infinitamente superiore, situazioni in continua evoluzione nel giro di pochi mesi. e a confortarci c'è il pensiero di un futuro che qualcosa ci può riservare, se avremo la forza di volerlo cogliere.
ai nonni il futuro riserva solo la fine e per di più la dovranno affrontare da soli.
chissà se nell'ultimo momento di lucidità si prova più tristezza per chi si abbandona o più felicità per chi si ritrova.
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