scriverei dell'amore ai tempi del morbillo e lo ambienterei nella scuola materna. i protagonisti non hanno concezione del futuro, se non quella che viene trasmessa dai genitori quando comunicano qualche progetto, purchè sia a breve termine. vivono fissi nel presente, ma hanno lo sguardo proiettato verso l'infinito, perchè pensano che esista una dimensione del persempre. il contatto con la morte è scarno, quello col mondo degli adulti limitato a quanto vedono in famiglia o apprendono dalle maestre.
l'unica cosa che conta davvero è divertirsi giocando. non esistono le paturnie che affliggono la vita dei grandi, perciò quando incontrano l'amore lo riconoscono in una forma embrionale, molto legata all'estetica e hanno come riflesso incondizionato la vergogna per questo sentimento sconosciuto che li percorre da testa a piedi, non ne capiscono a fondo le implicazioni ma si rendono conto della sua unicità, perciò ne sono gelosi e lo tengono per sè.
riuscissero, potessero, si nutrirebbero d'amore.
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