è giusto che arrivi il tempo della disillusione: siamo vittime della nostra pigrizia. vittime totali, clamorose, eterni sconfitti. ci piace sentire il cuore che scandisce lentamente i secondi, vogliamo che le nostre membra siano rilassate e mai contratte, la mente libera da problemi di qualunque genere.
invece otteniamo le più grandi soddisfazioni ogniqualvolta riusciamo a battere l'indolenza e a darci da fare: sia che si tratti di praticare attività sportiva, che uscire la sera, ma più in generale di fare qualcosa, una qualunque attività.
in particolare, abbiamo un gusto speciale nel crogiolarci tra le coperte. per certi versi mi ricorda l'autocommiserazione: chiudersi dentro a un bozzolo per non affrontare il mondo e in questo caso pure con una barriera fisica, le lenzuola, e una mentale, il sogno.
però sappiamo benissimo che esiste un momento nel quale potremmo davvero vincere la pigrizia ed è quell'istante nel quale ci ritroviamo con gli occhi spalancati. lì siamo sulla china: se decidiamo di farci forza e uscire dall'alveo iniziamo la giornata approfittando del picco di energie disponibili, altrimenti precipiteremo per la scarpata e quando finalmente ci alzeremo con immane fatica comincerà l'ennesimo conto alla rovescia per le ore che ci separano dalla prossima ronfata. riuscire ad approfittare di quella frazione di secondo concede benefici sul lungo termine, ma sul lungo termine saremo tutti morti diceva keynes. e pur non essendo nè economisti nè banalmente a conoscenza di chi fosse keynes, il rotolar c'è dolce in questo letto.
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