la vita dell'uomo moderno, timorato o meno che sia, è costellata di insidie e pericoli anche nei suoi aspetti apparentemente più innocui. uno di questi è senza dubbio rappresentato dagli angoli dei muri quando si cammina a piedi scalzi o si gattona. il mondo sarebbe più facile se fosse smussato.
ma non è di questo che volevo parlare.
gli spigoli son sempre esistiti, se l'uomo non è riuscito nel corso dei millenni a tenersene alla larga sarà perchè in fondo ha del masochismo latente e vuole avere un'occasione per farsi del male e potersi lamentare, altro grande traguardo della nostra esistenza: cacare il cazzo al prossimo facendo leva sulla nostra più sfortunata condizione. c'è gente che lo ha trasformato in un'arte, ci si guadagna quasi da vivere.
ma non volevo parlare nemmeno di questo.
volevo invece focalizzarmi sui piccoli accidenti che possono occorrere durante la routine mattutina, per definizione il momento più importante della giornata, o meglio del suo arco cosciente. espressione bellissima, l'arco cosciente della giornata. utilizzatela pure in famiglia e al lavoro, vi farà sentire socialmente inseriti e apprezzati.
capita, per esempio, che ci si ritrovi senza gli ingredienti per la prima colazione. dato che fin dalla magna charta libertatum del 1215 è fatto divieto assoluto di uscire di casa per comprare il necessario per la colazione prima di averla consumata, quando si verifica questo genere di sciagure si aprono due sole strade al cittadino modello: la prima, osteggiata sia in dottrina che in giurisprudenza (e quindi non si capisce chi cazzo la sostenga) è cambiare la prima colazione. soluzione tanto sciocca quanto irrealizzabile, sarebbe come dire a una persona sposata che deve passare una sera lontano dal coniuge di rimediare con altra compagnia (ora che ci penso improvvisamente non appare così stupida). la seconda invece, dolorosa ma forse eticamente preferibile, prevede di saltare a piè pari la colazione per rimediare al bar. piuttosto semplice da un punto di vista logico, rischia però di prestare il fianco a un dilemma che, qualora si verifichi, è paragonabile alle trombe dell'apocalisse: giungere al bar e scoprire di non avere un centesimo.
anche qui, però, son cose che capitano da decenni, come tutte le peripezie legate alla carenza di mutande, ai calzini spaiati, alle camicie non stirate e via discorrendo.
con particolare riguardo alla modernità una delle trappole è quella relativa all'inserimento della password del wifi. quid iuris, infatti, se d'improvviso non ci si dovesse più riuscire a collegare? sì, ce la ricordiamo bene e no, al centosettantesimo tentativo chiaramente non abbiamo più sbagliato a digitarla. per fortuna esiste l'invio della password tramite mail, penserà lo sprovveduto, e invece no, c'è un numero verde che fa passare per il centralino della casa bianca, tre irresistibili offerte promozionali, il bollettino di isoradio e ir budello di tu ma', come si direbbe nei salotti raffinati della pisa bene. non resta che iniziare dei rituali magici per aggirare questo problema, quali la preparazione di intrugli magici tipo bevanda di panoramix (sperando di non caderci dentro tipo obelix oppure sì, pensate che figata non aver mai più bisogno di una singola password per entrare nelle connessioni di tutto il mondo) e l'esecuzione di una danza del wifi secondo l'antico rito delle tribù microsoft del congo centrale.
mentre lo stinco di bambino si sta lentamente cuocendo dentro la pozione, ecco che improvvisamente si palesa l'arcinemico, la causa prima e suprema di tutti i mali e delle madonne scagliate in quella mattinata: il caps lock. infido, era rimasto acceso di soppiatto, come una vipera in agguato nell'erba pronta a mordere il malcapitato di turno che si aggiri nei paraggi del suo nascondiglio.
una volta disinserito, la giornata può cominciare.
hello world.
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