la creatività ha due accezioni.
la prima è quella propria dei geni: creano qualcosa di nuovo dove prima non c'era niente. l'esempio viene dal campo della tecnologia e delle invenzioni, da personaggi come i fratelli wright, gutenberg, edison, ma anche a livello artistico. mondrian, duchamp, gaudì e compagnia cantante, per quanto nella loro vita abbiano risentito di varie influenze, hanno segnato un distacco così forte rispetto al passato che credo si possa parlare di novità. a modo loro hanno inventato qualcosa.
questi però sono una fetta ristrettissima della popolazione, menti superiori la cui grandezza non è neanche configurabile in termini di maggior quoziente intellettivo, hanno davvero qualcosa in più che rasenta il metafisico. gli altri esseri umani che vogliono creare qualcosa devono invece rielaborare, prendono qua e là facendo un collage di qualcosa di preesistente e gli danno una nuova forma. sarebbe però riduttivo chiamarlo scopiazzare, secondo me per due motivi: il primo è che non è che ricalchino interamente, ma traggono spunto e rubano dei piccoli pezzi, il secondo è che in questo assemblaggio opera una parte di genialità. non brillante e stupefacente come quella dei geni veri e propri, ma il collante che tiene insieme il nuovo prodotto è la parte che ci mette chi l'ha pensata e in questo modo la connota come propria.
in fondo non potrebbe essere diversamente: a ben vedere anche nei cervelloni c'è traccia di qualcosa di pregresso, solo che loro riescono ad andare oltre quello che sia possibile immaginare in un dato momento. insomma tutto quello che si stratifica dentro di noi ci rende ladri di idee o comunque debitori a qualcosa o a qualcuno, fosse anche solo per la forma mentis.
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