per chi se la fosse persa, ecco la prima puntata.
dicevamo, ora la palla è nelle mani della giustizia. nei casi dei cosiddetti reati da stadio ciò significa che il questore può sostanzialmente fare quello che vuole: se gli va di rovinare la vita a uno perchè gli ha messo le corna è sufficiente che sfrutti una delle settecentordici fattispecie previste dalla legge per firmare la cosiddetta diffida. è un provvedimento in tutto e per tutto uguale a una misura cautelare, con la differenza che la seconda è emanata da un giudice, la prima da un poliziotto che decide senza stare a sentire eventuali ragioni della difesa. a quel punto si può fare ricorso al tar, ma intanto il daspo diventa efficace e il divieto è operativo. se poi il giudice dovesse riconoscere l'ingiustizia della decisione questa perderà ogni effetto, peccato che il tempo trascorso non sarà in alcun modo restituito.
torniamo a noi.
il tizio in questione viene diffidato per cinque anni. non si capisce bene dove fosse la violenza del suo comportamento, ma poco importa. in italia si può manifestare la propria opinione nelle piazze, non negli stadi. a questo punto il messaggio è piuttosto chiaro. reato d'opinione, istigazione a delinquere, scavalcamento di barriere (veramente era seduto sopra, ma tant'è) significano daspo.
è qui che si apre la parte interessante del discorso. tempo fa parlai di stoltenberg e della sua reazione dopo la strage di utoya dove morirono settantasette ragazzi (e lui scampò a un attentato per imperizia dell'attentatore), non proprio equiparabile a quanto accaduto a roma. in quella circostanza disse, con le lacrime agli occhi, che lo stato avrebbe reagito con più apertura e più democrazia, anzichè prendere per le palle quel pazzo furioso e oltraggiarlo sulla pubblica piazza.
da noi funziona in maniera diversa, mi piace chiamarlo sensazionalismo giudiziario. da una situazione x si sceglie un capro espiatorio e lo si massacra, convinti di espiare il male da dentro di noi attraverso la sua afflizione; quindi, in maniera del tutto logica con quanto premesso, siccome qualcuno ha sparato a un napoletano si diffida un altro napoletano. non fa una grinza. vi ricordate quando a scuola la classe era turbolenta e i professori nel dubbio si accanivano sempre sugli stessi poveracci sperando che fossero di esempio per gli altri? ecco, come logica non siamo troppo lontani.
lo stato non dà la possibilità a qualcuno di essere sottoposto a giusto processo, si limita a rimuoverlo dalla scena in maniera comunque plateale, affinché tutti vedano cosa succede a chi viola la legge. con buona pace di stoltenberg.
così, magicamente, chi chiede la libertà di una persona diventa uno che oltraggia la memoria di un poliziotto, uno che bene o male fa cessare lo stato di agitazione di una curva diventa uno che istiga alla violenza.
se conosco un minimo quel mondo, non credo che il soprannome carogna uno lo guadagni per caso: se lo conquista sul campo, quindi ci sono ottime probabilità che sia un soggetto realmente pericoloso. ragionando in ottica molto conservatrice e timorosa del mondo potrei dire che sarei più tranquillo nel saperlo dietro le sbarre, ma è qui che si annida il problema.
esistono delle leggi che hanno lo scopo di regolare aprioristicamente qualunque situazione futura si presenti, tra le quali figurano quelle processuali e penali. la forza di uno stato è nel reagire applicando in maniera giusta ed equa quelle leggi, non aggirandole per primo. che messaggio ne dobbiamo trarre noi cittadini? che il fine giustifica i mezzi?
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