bisogna pesar bene le parole, perchè volevo partire in quarta accusando di ipocrisia ma sarebbe stato scorretto. si tratta proprio di cortocircuiti logici.
detesto commentare l'attualità, non mi si addice proprio, però stavolta farò uno strappo alla regola.
vediamo i fatti per come si conoscono finora, anche se sono in continuo mutamento e le nuove versioni si susseguono.
prima della finale di coppa italia scoppiano tafferugli tra tifosi del napoli e della roma in seguito ai quali un tifoso viene ferito forse mortalmente da un colpo di pistola. allo stadio c'è grande agitazione: i napoletani non vogliono tifare e sostanzialmente lo impongono anche ai viola che subiscono la decisione, tutto questo mentre le notizie dall'ospedale giungono frammentarie e incerte.
i responsabili delle forze dell'ordine si trovano di fronte a un bivio: usare il pugno di ferro, imporre la legge dello stato, reprimere qualunque possibile forma di dissenso attraverso l'uso della forza oppure cercare il dialogo, evitare che si verifichino ulteriori violenze anche se questo significa dover parlare con personaggi poco raccomandabili. dato che, col passare dei minuti, le condizioni del ragazzo ferito migliorano tanto da dichiararlo per il momento fuori pericolo, non sembra esserci alcun motivo per agitarsi, da nessuna parte.
ora il punto è farlo capire ai tifosi.
vedete, non è che i tifosi siano necessariamente tutti delle bestie, ma quando sono insieme si sentono parte di un'unica cosa e se tocchi uno li tocchi tutti. aggiungiamo un dettaglio non scontato: nessuno va allo stadio pensando di poterci realmente rimettere la pelle, nemmeno quando ci va armato di bastoni. il rischio che si accetta, nella peggiore delle ipotesi, è quello di una scafandrata di mazzate, ma che ti sparino come in romanzo criminale o più banalmente come negli scontri tra le barra bravas in argentina è fuori discussione.
quindi immaginate come si deve sentire un tifoso del napoli mentre uno di loro è in ospedale a lottare tra la vita e la morte. la curva è una polveriera, una bomba a mano pronta a esplodere e che va disinnescata al più presto.
come dicevo, complici il miglioramento del quadro clinico del tifoso colpito, si va a cercare di riportare la sicurezza e la tranquillità nello stadio. al termine di un rapido dialogo con un tizio che è salito a cavalcioni di un cancello, la calma è ripristinata. si gioca, c'è chi vince, c'è chi perde.
poi c'è chi deve parlare per forza e uno stato che si lecca le ferite e deve riguadagnarsi la fiducia dell'opinione pubblica. non può tollerare di aver agito in maniera intelligente scongiurando il pericolo di ulteriori incidenti, no, ora deve mostrare i muscoli, deve far vedere chi comanda. già, perchè in tutto questo si pone un ulteriore problema: il tizio sul cancello indossava una maglietta che inneggiava alla libertà per antonino speziale, colui che è stato ritenuto colpevole di aver ucciso il poliziotto raciti negli scontri di sette anni fa a catania. inaccettabile che si contesti la sentenza di un tribunale e poco importa che lo stesso abbia fatto poco tempo prima l'attuale ministro dell'interno in favore del principale alleato del governo. squisitezze tutte italiane.
ho scritto già abbastanza, a domani per la seconda puntata.
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