disavventure organizzate di un cretino.
la sfiga esiste, ma quando uno imbocca a tutta velocità la carreggiata che porta dritto alla disgrazia non è che poi possa lamentarsi più di tanto.
il nostro eroe giunge a casa stremato da una giornata iniziata alle sei e venti del mattino e gli pare di sentire un paio di gocce di pioggia. macchè, si dice lui guardando il cielo terso come in un dipinto, devo aver sbagliato. nello scendere dal motorino invece nota che dall'altra parte incombono pericolose nuvole recanti la scritta "ti rovino la serata".
ad ogni buon conto decide di ignorarle, d'altra parte non è che possa piovere ogni giorno sempre tra le sette e le otto, che diamine. sarà sufficiente che tenga duro per un tre quarti d'ora, poi può anche scatenarsi l'inferno.
quindi spavaldo se la prende con comodo, doccia, cena leggera e poi si mette in ghingheri per portare la squinzia a teatro. colpo di gran classe.
obbligatorio la camicia bianca, la giacca scura, non aveva mai indossato così tanti soldi in una volta sola.
al momento di partire le opzioni sono due: la prima è la gagliarda vespa da gregory peck dei poveri, col rischio di essere vittima delle precitipazioni, ma con la garanzia del parcheggio a costo zero di fronte all'ingresso. l'altra è quella che sceglierebbe qualsiasi persona dotata di compos sui, cioè l'automobile. nel frattempo il cielo ha messo su il conto alla rovescia all'inzio delle ostilità, anche se il nostro eroe inforca le due ruote e si dirige spedito a caricare la manza.
dopo la prima curva si rende conto della gigantesca scemenza.
potrebbe tornare indietro, ma è troppo tardi. avanti a testa alta.
brucia tutti i semafori possibili, quando sono verdi aspetta che diventino rossi apposta per bruciarli.
lungo il vialone esposto al vento si trova in mezzo a una tromba d'aria, col vento che gli spara in faccia di tutto tra fogliame, detriti e schifezze varie. astuta si rivela quindi la scelta del casco jet.
giunto incredibilmente illeso al primo traguardo intima alla scosciata di muoversi e, scaltro come una faina, le suggerisce di prendersi una mantellina o qualcosa del genere per coprirsi, indumento del quale, è bene ricordarlo, lui è sprovvisto.
tanto tuonò che piovve, dicevano.
lo fece.
prima alcune fastidiose gocce.
poi pioggia vera e propria, quindi muro d'acqua con venti forza dieci, bora clamorosa e superman chiamato agli straordinari. per l'occasione addirittura superpippo si è dovuto scomodare.
in tutto questo arriva la profezia del cretino, non pago di quanto combinato fino a quel momento: "non so, non vorrei gufarla ma tanto ormai peggio di così non può andare per cui lo dico...secondo me sta pioggia diventa grandine". fatte due altre vie e arrivano i cazzotti di ghiaccio. colpi da tutte le parti, cosce, volto, busto, è alle corde. all'orizzonte neanche una sporgenza, un balcone, una minima possibilità di riparo.
fu così che arrivò al regio completamente infradiciato, come se si fosse fatto una doccia vestito.
si può essere così idioti?
Nessun commento:
Posta un commento