ottantacinque anni, li contava ogni giorno da ormai dieci. a questi si aggiungevano tre mesi e sedici giorni.
il diciassettesimo non sarebbe arrivato. ormai era stanco di lottare, sapeva di aver perso nel giorno in cui gli portarono a casa la bombola dell'ossigeno. i suoi polmoni avevano alzato bandiera bianca, non erano più in grado di lavorare autonomamente, così sovraccaricavano il cuore; l'unica soluzione era farsi aiutare.
nasciamo predestinati, ma fa sempre un certo effetto realizzare di essere in vista del traguardo. poi, di punto in bianco, vedi l'arrivo in cima a una montagna. non sai quanti tornanti mancheranno, l'unica certezza è che ogni curva è una di meno.
l'arrivo dell'ultimo ciclo di febbre era suonato più sinistro delle altre volte. finchè la salute ci assiste, recuperiamo dai malanni pensando al benessere che proveremo dopo, a come staremo una volta ripristinata la nostra funzionalità al cento per cento. invece quando ci rendiamo conto che ogni nuova alba è un regalo si spenge la luce interna e non potrebbe essere diversamente, tocca quindi fronteggiare la solitudine. ormai è questione di poco, come quando nella vasca da bagno ci si lascia lentamente scivolare fino a essere completamente immersi. solo che stavolta non si potrà riemergere.
più si pensa e peggio è.
quando si pensa da tanti anni e non si hanno più speranze, aspirazioni, voglia di vedere qualcosa di diverso nel mondo, tanto vale attendere la notte sperando che copra per sempre il proprio corpo.
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