suo padre c'aveva lasciato la vita.
dicevano fossero stati gli scontri più violenti di sempre, fitta sassaiola dei manifestanti, idranti e carica delle forze dell'ordine, poi contro-carica inaspettata. a quel punto il suo reparto si è diviso a metà perchè alcuni se la diedero a gambe, lui invece rimase a fronteggiare quei quattro comunisti del cazzo.
la sentenza d'appello era arrivata dopo otto anni. ricordava bene quel ragazzino piangere alla lettura del dispositivo, gridava la sua innocenza, lui non c'era, si era fatto male ed era rimasto indietro, mentre il giudice con voce calma e piatta pronunciava la parola ergastolo.
il senso di soddisfazione provato allora venne progressivamente meno: sui giornali parlavano di processo-farsa, prove inventate, perizie strampalate. non era mai stata trovata l'arma del delitto, poteva essere solo un corpo contundente, ma qualcuno aveva pensato bene di nasconderla. restava la cruda realtà: suo padre era stato ucciso negli scontri di piazza e qualcuno doveva essere stato, quindi qualcuno doveva pagare. poco importa se non era stato l'autore materiale, anche quel ragazzino si trovava lì, magari l'avrebbe voluto fare o l'avrebbe fatto se ne avesse avuto l'opportunità.
quando si suicidò in cella decise che doveva ritenere chiusa quella ferita del passato. non voleva pensarci più, gli bastava il fatto di essere entrato in polizia per non scordare mai la telefonata che giunse a casa.
gli avevano inculcato delle parole d'ordine e le metteva in pratica: servire la patria con onore e fedeltà.
per questo suo padre era morto.
sapeva che prima o poi si sarebbe trovato nella stessa situazione, ma fa parte del mestiere d'altra parte. ci sono giornate piatte dove non succede niente e altre in cui si rischia davvero.
essere in servizio nella stessa piazza dove quindici anni prima era successo il fattaccio non se lo sarebbe mai aspettato. caldo afoso, si ritrovò a invidiare i manifestanti in maglietta che si lanciavano secchiate d'acqua per divertirsi. apparentemente innocui, bastardi.
il contatto delle sue dita col manganello gli fece cambiare idea. era la giornata sbagliata per uscire soltanto in maglietta.
diverse volte gli era già capitato questo ingrato compito e non si era mai risparmiato.
stavolta tuttavia viveva una profonda inquietudine di fondo. la sua lealtà alla divisa era fuori discussione, ma era anche un padre di famiglia, un marito e un uomo, un cittadino come quelli davanti a lui. le recenti mosse del governo lo avevano messo in seria difficoltà e sia lui che la moglie erano preoccupati: il posto di lavoro di lei era a rischio e trovare un nuovo impiego era quasi impossibile. per un po' avrebbero dovuto stringere la cinghia, campare col suo stipendio e un sussidio di disoccupazione, perciò aveva iniziato a fare tutti i turni possibili per avere più straordinari in busta paga a fine mese. tornava a casa distrutto, non vedeva i figli da dieci giorni e quasi gli sfuggiva la differenza tra il giorno e la notte.
giù le visiere dei caschi.
ranghi serrati, proteggersi dietro gli scudi.
ma perchè? la situazione era tranquilla, non era nemmeno partito il corteo.
poi l'ordine, improvviso.
carica.
ci sono attimi in cui il tempo sembra davvero dilatarsi, in realtà è solo il nostro cervello che va a velocità triplicata. i primi colleghi schizzarono in avanti, protetti dietro gli scudi e coi manganelli impugnati al contrario; normalmente, pur sapendo che era assurdo, avrebbe fatto come loro.
eppure lui stava coi manifestanti. sì, che diamine, avevano ragione. lo sapeva lui e lo sapevano anche i suoi colleghi, coi quali ne aveva parlato un'ora prima. ora però stavano caricando, mentre chi aveva dato l'ordine era a centinaia di metri di distanza.
si sentì vittima e carnefice allo stesso tempo, fino a sentirsi carnefice di se stesso.
serviva e difendeva uno stato disinteressato a tutte le persone nella piazza, utili solo in quanto consumatori e contribuenti.
gli veniva da mollare tutto e andarsene a casa. al diavolo i superiori, i manifestanti, tutto quanto.
prendere la famiglia e scappare all'estero, rifarsi una vita.
in quel preciso istante vide un sasso disegnare una traiettoria arcuata nel cielo e terminare la sua corsa sulla testa di un poliziotto che crollò a terra.
pezzi di merda.
aveva ragione suo padre, l'unico comunista buono è il comunista morto.
e caricò.
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