c'era una volta una principessa.
sì, lo so che le principesse ci sono state sempre state, in ogni tempo e quindi ogni volta e pure più di una contemporaneamente, però ora mi riferisco a quella volta e a quella principessa.
come ogni principessa che si rispetti indossava le allstar, non mangiava i broccoli e adorava fare shopping.
attraversava una fase comune a molte ragazze: non trovava un ragazzo che le piacesse, così un giorno suo padre bussò alla porta: - posso? -
- vieni -
entrò timoroso nella stanza della figlia e cercò con lo sguardo un posto dove sedersi, ma sentendosi impacciato preferì restare in piedi.
- vedi...so di averti messo di fronte a una scelta difficile. d'altra parte tu non sei e non sarai mai una ragazza normale, sei l'erede al trono e non ti è permesso vivere una vita come tutti gli altri, nonostante io abbia fatto il possibile affinchè questo accadesse. ci troviamo in una situazione piuttosto complicata: il nostro stato non versa in floride condizioni, perciò è bene riacquistare la fiducia dei mercati. ho voluto che tu studiassi perchè sapevo che avresti dovuto esser pronta a prendere in mano le redini di tutto quanto da un momento all'altro e temo che questo momento sia arrivato. secondo i miei consiglieri, e ci tengo a precisare che io concordo con loro, è bene che mi faccia da parte. questa mossa dovrebbe dare ossigeno alle borse, zittire per un po' gli eterni criticoni che minano la fiducia del popolo nei nostri confronti e salvarci dalla bancarotta.
tranquilla, non succederà da un momento all'altro. aspetteremo ancora alcuni mesi, il tempo necessario perchè tu sia in grado di mostrarti in pubblico con un fidanzato. -
- non è come andare a comprare un paio di scarpe - rispose a denti stretti.
- lo so bene, ed è per questo che sono qui. sarà un momento fondamentale per la tua vita e voglio che tu non commetta errori. ormai non ho più molto da chiedere alla vita, solo che tu possa essere felice, avere la felicità che a me è stata brutalmente tolta.- si sedette sul letto - quando avevo la tua età tuo nonno decise di punto in bianco di abdicare. aveva condotto il paese attraverso la guerra e la ricostruzione, era un uomo saggio e benvoluto, però stanco, stanco, stanco. il giorno del funerale di tua nonna, sua moglie nonchè mia mamma, si rese conto del fatto che non era mai riuscito a godersi la propria esistenza. voleva ritirarsi a vita privata, fare viaggi, alloggiare nei bed and breakfast, passare le mattinate in un bar al porto leggendo il giornale e guardando le barche a vela che salpano e attraccano. così venne da me comunicandomi che, non appena io avessi trovato una compagna, lui mi avrebbe reso re.
iniziò così la ricerca spasmodica di questa fanciulla: balli su balli, incontri, la crema femminile dell'alta società veniva a farmi mille moine, la stampa cominciò a spettegolare in maniera fastidiosa e dentro di me cresceva un rifiuto sempre maggiore verso quelle persone. nessuna di loro era in grado di catturare la mia attenzione quando parlava, potevo mettere il cervello in stand-by e attivare un frasario preconfezionato che ripartiva da capo ogni volta che cambiava l'interlocutore.
questo, più le pressioni di mio padre. una morsa continua, che pareva stringersi ogni giorno di più. non ero felice, mai, neanche quando riuscivo a giocare a calcetto coi miei amici.
così una sera mi diedi malato e feci una fuga vecchio stile con un amico che mi portò in una bettola fuori mano, cinquanta km circa fuori dalla città. mi diceva che lì saremmo stati bene, la gente è discreta, si fa gli affari suoi e in più con la barba di alcuni giorni non si sarebbero accorti subito della mia identità.
ovviamente accettai, senza pensare che lui avrebbe messo in pratica il solito copione: come entrava in un locale piazzava gli occhi su una ragazza, le si incollava e in qualche modo riusciva sempre a portarsela a casa. maledetto lui, non ho mai capito come facesse. ad ogni modo, arriviamo in questo posto e lui ordina da bere. il tempo di un paio di sorsi di birra e lo noto già distratto: ha attivato il sonar, ora aspetta solo che la preda sia vulnerabile, cioè non abbia nessuno intorno. dopo un paio di minuti mi ritrovai solo al bancone del bar; dato che la solitudine era l'unica cosa che mancava nelle serate con l'alta società, decisi di godermela. alla tv passavano i gol del turno di coppa e a un certo punto parte il servizio sulla partita tra partizan belgrado e anderlecht. le prime immagini son quelle degli scontri fuori dallo stadio, ricordo ancora le parole del giornalista: "purtroppo l'evento è stato guastato dai soliti facinorosi che prima dell'incontro han dato vita a tafferugli sedati a fatica dalle forze dell'ordine..."
"imbecilli, per una partita di calcio. però tafferugli è una parola meravigliosa, non trovi?"
devi sapere che all'epoca le regole non scritte del corteggiamento erano piuttosto chiare; al maschio spettava sempre e comunque l'iniziativa, guai se una fanciulla avesse fatto la prima mossa, per cui il massimo che potevi aspettarti era che lei ti chiedesse di farla passare, l'ora, di porgerle un tovagliolo o qualcosa del genere, frasi che di sicuro non erano il preludio di una conversazione. quindi immaginati il mio stupore nel sentire una ragazza che mi parlava con questa naturalezza.
goffo com'ero mi girai di scatto e per poco non rovesciavo tutta la birra sul bancone; la faccia da ebete che misi su avrebbe fatto scappare chiunque. ma lei non fece una piega, anzi rise.
"vuoi un fazzoletto?"
"uno magari, così mi asciugo la mano"
"ma che mano e mano" altra risata, era una risata bellissima " ti sei inzuppato i pantaloni, guarda"
in effetti avevo una bella chiazza sulla coscia e non me n'ero neppure accorto. altra bella figura.
la verità è che non avevo ancora distolto lo sguardo dai suoi occhi azzurri e l'unica cosa a cui potrò mai paragonare la luce che vi vedevo dentro era la felicità. azzurri come la felicità.
"tafferugli è una parola stupenda" dissi cercando di riprendere il discorso e mostrarmi disinvolto "ma tu che brodaglia stai bevendo?"
"disaronno e succo di pesca"
"meglio il gasolio agricolo, costa anche di meno"
"se me ne offri un bicchiere mando giù pure quello. però devi bere con me"
aveva la risposta pronta e soprattutto riusciva sempre a far proseguire la conversazione che non giungeva mai a un punto morto. anche se prima o poi saremmo giunti a parlare del mio...chiamiamolo status.
"che ci fai qua?" mi chiese tutt'a un tratto
"son venuto con un amico e..."
"lo so chi sei. sono sbronza, non scema, leggo i giornali. di spalle non ti avevo riconosciuto, ma quando ti sei girato non è che c'abbia messo molto a riconoscerti. sai com'è...diciamo che la tua è una faccia che ho visto abbastanza spesso"
"già. quindi questa barba...?"
"non stai male, però non serve a un tubo. lascia perdere. o tienila se ti fa sentire trasgressivo e avvolto in una nube di mistero."
andammo avanti a parlare fino alla chiusura del locale e dopo mi lasciò il suo numero di cellulare.
mi sentivo galvanizzato, pieno di energie come se mi fossi appena svegliato da un profondo sonno di dieci ore, eppure non toccavo letto dalla sera prima. aveva tirato fuori il meglio di me, non pensavo neanche di riuscire a produrre certe battute, spiritosaggini, prese in giro una dietro l'altra. dovevo rivederla, a qualunque costo.
tuttavia era un periodo piuttosto complicato in casa, mio padre era sempre più insofferente e stava cominciando a svalvolare. passarono un paio di giorni senza che avessi tempo di sentirla, poi arrivò un sms "traffico a quest'ora nella zona di casa tua uguale merda". lei.-
le lasciò un paio di secondi per assorbire tutto quanto.
-non mi hai mai parlato di mamma-
-sono stato un pessimo padre. il mio problema è stato appunto tua madre. morì che tu avevi tre anni compiuti da qualche giorno cadendo da cavallo. una dinamica che ancora adesso faccio fatica ad accettare, ma non è questo il punto. per il primo anno ti crebbi da solo, ovviamente con l'aiuto di una babysitter, dato che non potevo far finta di niente ed evitare di governare. il fatto era che stavi venendo su uguale a lei, uguale alle foto di lei alla tua età. non supererò mai il dolore della sua perdita e vedere la sua copia non faceva che peggiorare la mia situazione; a malincuore presi la decisione di allontanarti, mandarti in quel collegio. era il solo modo di provare a sopravvivere.
a te è sempre stata raccontata una versione edulcorata della storia dei tuoi genitori, ma non fu tutto rose e fiori come ti han fatto credere. ci son stati dei momenti da favola, come il nostro primo bacio, di notte, in una zona della città deserta, avvolti dalla neve che era caduta nei giorni precedenti. non avevo il coraggio di baciarla, non riuscivo proprio a farlo, poi a un certo punto cadde il silenzio. fissavo la punta dei miei piedi e li allineai coi suoi: erano perfettamente di fronte, quindi alzai la testa e i nostri occhi s'incrociarono per sempre.
ci volle un po' prima che lei accettasse di dover comparire in pubblico, di ritrovarsi fotografata sui rotocalchi. ogni nostra crisi fu prontamente messa a tacere, era un segreto riservato a pochi eletti, guai se la voce si fosse sparsa. intanto io da principe che ero divenni re, i miei impegni si moltiplicarono e la nostra vita matrimoniale fu piuttosto turbolenta nei primi tempi. una volta litigammo duramente su qualche sciocchezza, solo che lo stress gioca brutti scherzi, così lei andò a dormire da sua madre; quello che non sapeva è che un auto dei servizi segreti la pedinò tutto il tempo e restò appostata sotto casa tutta la notte per controllare che non ricevesse visite maschili.
tuttavia, si sa, le migliori spie sono donne, in particolare le amiche. qui giungiamo a una parte del racconto della quale non vado molto fiero, però fa parte dei fatti ed è giusto che tu conosca anche questa. verso il nostro terzo anno di matrimonio attraversammo un altro periodo travagliato perchè lei non riusciva a rimanere incinta e soprattutto, con una notevole faccia da culo, era tornato a farsi vivo il suo ex. con lui avevo avuto un confronto a muso duro pochi mesi prima che ci sposassimo, per intimargli di lasciarla perdere. a quanto pare non ero stato abbastanza persuasivo, dato che venni a sapere da una sua amica che si erano visti in gran segreto alcune volte. si parla di incontri rapidi, dove parlavano per pochi minuti, però per lui erano stati sufficienti a manifestare le proprie intenzioni. ti sto annoiando? -
-affatto. è..bello sapere che ho avuto una famiglia, anche se in ritardo-
-mentre ti racconto questo provo un dolore immenso, rivivo ogni scena, rivedo tua madre e nel profondo mi dispero ancora; ma voglio che tu capisca cos'ha significato per me la nostra relazione, quindi devo farcela. dicevo, questo stronzo pensava di fregarmi, così decisi di giocare scorretto come piaceva a lui. una sera approfittai di un galà e quando entrai nella macchina coi vetri oscurati mi cambiai rapidamente, togliendo lo smoking e indossando abiti borghesi. scesi rapido nella prima via vuota che incontrammo e andai ad aspettarlo sotto casa. un maledetto freddo polare, proprio di gennaio doveva comparire? in ogni caso, quando arrivò gli andai incontro spiegando con chiarezza la situazione: "ho decine di persone pronte a giurare che in quel momento ero nel mio letto a dormire come un angioletto", anche se lui parve non capire sulle prime: "quale momento?". senza aggiungere altro gli afferrai il bavero della giacca e gli piantai una testata in mezzo agli occhi, secco.-
-papà!-
-quando è troppo è troppo. quest'episodio però mi fece capire che con tua madre dovevamo ritrovare l'intesa dei primi tempi, qualcosa si stava inceppando. lei per tre giorni stette lontana, poi ci demmo appuntamento al bar dove tutto iniziò. questa volta avrei dovuto approcciarla io facendo finta di non conoscerla: la nostra seconda prima volta. e andò alla grande, mai me lo sarei immaginato. probabilmente sei stata concepita quella sera, poi sul resto invece sei aggiornata perchè riguarda già te.
questa pappardella vuole dirti solo una cosa: poichè io ho conosciuto la parola amore, vista prima da lontano poi abbracciata, tenuta stretta a me come se fosse l'unica cosa che avevo, apprezzato ogni sua sfumatura e ricciolo, ecco, voglio che anche tu abbia questa possibilità. non fermarti, non smettere di cercare finchè non sentirai più nulla: la pace dei sensi, il totale appagamento di ogni membra del tuo corpo e del tuo spirito ti trasmetterà la sensazione di essere la persona che sta meglio al mondo. ora tra quelli che ti ronzano intorno c'è qualcuno che ti piaccia?-
-è quello il problema, nessuno di loro va male. hanno pregi e difetti, ma passo serate gradevoli e nulla più.-
-tua madre era un maledetto ricettacolo di difetti e così apparivo io a lei. però, a distanza di vent'anni, quando la nostalgia mi assale riesco a consolarmi col ricordo del tempo passato insieme. punta a questo, punta al massimo e non accettare niente di meno.-
-e come faccio a capire quando ci arrivo?-
-te lo dirò io, quando vedrò nei tuoi occhi la stessa luce che aveva lei rispondendo con un sorriso alla mia domanda: "hai da fare per i prossimi cinquant'anni?"-
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