se solo le piastrelle parlassero.
custodi involontari dei peggiori segreti.
non esiste sussurro che sfugga alle loro orecchie, sguardo che eviti le loro occhiate.
sono imparziali e terzi, non prendono parte alle umane diatribe.
potrebbero fermare il primo a uscire dal palazzo, direzione ospedale, per iniziare una dura giornata; potrebbero fermarlo e dirgli che di lì a qualche minuto farà lo stesso percorso in senso opposto l'amante della sua convivente, che non ha neppure la delicatezza di pulirsi le scarpe sullo zerbino.
quando il portinaio fa la sua comparsa alle sette e trenta in punto per dare una rapida spazzata per terra, le piastrelle intuiscono che il via-vai comincerà nel giro di poco.
madri con bambini strepitanti, donne delle pulizie, professionisti, operai che devono eseguire riparazioni nei vari appartamenti.
ognuno di loro ha una testa, pensieri che tengono chiusi nella loro mente e guai se dovessero uscire.
divorzi, tradimenti, licenziamenti e tante ansie. ciascun pensiero ha un preciso destinatario che sarà colpito nel momento in cui meno se lo aspetta.
il ritorno riserva raramente delle sorprese: tutti i bellicosi propositi della mattinata sono rimasti nel mondo delle idee, bene che vada si aggiunge qualche preoccupazione, qualche motivo di ansia.
sporadicamente, arriva qualcuno felice, sollevato.
i più entusiasti comunque si riconoscono dal ghigno che hanno stampato in faccia e hanno un comune denominatore: sono stati invitati dalla strafiga del terzo piano.
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