il fratello di mia nonna ha novantuno anni. quando scoppiò la seconda guerra mondiale partì volontario e, sue testuali parole, da volontario se ne andò. un modo simpatico per spiegare la sua diserzione quando fuggì da una prigione tedesca in francia scavalcando un muro alto quattro metri e tornando in val di susa a piedi facendo tutta la val d'isere con due sole patate. lo andiamo a trovare una volta l'anno e ci scappa sempre qualche accenno a quelle vicende ormai lontane nel tempo che lui stesso afferma di ricordare tutto sommato con piacere.
solo di una cosa non vuol proferir parola: il montenegro. si trincera dietro un "non te l'augurare", si copre la mano col viso e la conversazione finisce lì. al massimo si ottengono qualche insulto contro gli slavi e la ripetizione della frase di cui sopra. ha raccontato di aver conosciuto lì kurt waldheim, all'epoca ufficiale di collegamento e in futuro segretario delle nazioni unite e presidente della repubblica austriaca. digitando il suo nome sul web appare un estratto dal corriere della sera che ripercorre le tappe della carriera di questo personaggio, prima in auge e poi caduto in disgrazia quando in molti insinuarono una sua partecipazione attiva tra le forze armate tedesche. mio zio sostiene che fosse una persona estremamente cortese e affabile, doti rare negli ufficiali nazisti dell'epoca, parlava benissimo l'italiano ed era in sostanza una mosca bianca.
gli usa arrivarono a dichiararlo persona non grata dietro pressioni della comunità ebraica. da che parte starà la verità?
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