che caspita vuoi?
che cazzo vuoi?
è palese la differenza tra queste due frasi, un salto generazionale oserei dire.
la prima, quantunque vi sia rabbia nelle intenzioni di chi la pronuncia, non arriverà mai al livello catartico e al tempo stesso aggressivo della seconda.
da sempre sostenitore della parolaccia, ritengo tuttavia che il suo uso debba essere prudente: un turpiloquio eccessivo diventa fine a se stesso nonchè cacofonico. come il peperoncino sulla pasta: una spolverata insaporisce, altrimenti sommerge il gusto del piatto stesso e porta via la bocca.
cazzo.
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