andiamo con ordine, perchè questa volta sarà ancora più complicato seguire i pensieri tortuosi della mia mente.
era il giorno diciannove del mese di febbraio, anno di grazia duemilaquindici.
un giorno che avevo atteso da tutta la vita: il toro giocava in casa l'andata dei sedicesimi di finale di europa league, avversario di blasone, l'athletic bilbao.
a un certo punto della partita, dal minuto 0:42 del filmato, succede questa cosa qui: el kaddouri ripete un'azione che pochi minuti prima aveva messo martinez solo davanti al portiere e, dalla sinistra, si accentra leggermente. il taglio di benassi verso il centro libera totalmente la fascia destra e il marocchino sbinocola un cambio di gioco delizioso ma un pelo lungo.
è in quel momento che accade.
matteo darmian da legnano, preso nell'estate di alcuni anni fa, quando sembrava già una promessa sfiorita, parte all'inseguimento di quel pallone a tutta velocità. dopo il rimbalzo la palla schizza altissima e sta per uscire, ma lui ci crede fino all'ultimo e in un impeto di granatismo vero la arpiona con la punta del piede destro.
fiato sospeso.
c'è arrivato.
riesce a fermare la sua corsa, con l'esterno dello stesso piede prima controlla il rimbalzo, poi fa perno e con una mezza giravolta si appresta a calciare di sinistro.
epifania granata: questo per me è il toro. non sarà il successivo cross perfetto, né l'incornata di maxi lopez che ci regalerà il momentaneo vantaggio.
il mio toro è lo stop di darmian, quello che non finirà sulla prima pagina dei giornali, ma senza il quale ci sarebbe finita l'altra squadra. è il lavoro oscuro del gregario, destinato a non essere celebrato dalle epopee dei cantastorie, ma soltanto a marchiare a fuoco chi lo ha conosciuto dal vivo.
uscendo dallo stadio, sfiduciato per il definitivo gol del pareggio degli avversari che comprometteva seriamente il passaggio del turno, ho realizzato una serie di cose, e ovviamente tutte insieme.
rimuginavo su quello cui avevo assistito, su quanto avesse significato per tutti i ragazzi della mia generazione e un sacco di altre scemenze, quando ho avuto una rivelazione su di me e sul mio futuro: m'è venuta voglia, in quei momenti, di raccontare a un bambino tutto quello che mi stava passando per la testa, cercando di coinvolgerlo e di fargli capire cosa stessi provando. viene naturale pensare a un rapporto padre-figlio, ma è un rapporto che non avrò. non si tratta di una decisione irrevocabile né per forza definitiva, però al momento non riesco a pensare diversamente.
è per certi versi frustrante non avere qualcuno da investire col fiume della propria passione, è un sentimento mutilato quello privo di sbocchi verso altre persone, vuol davvero dire che non solo si muore, ma anche che si vive soli?
no, non plasmerò nessun mio figlio con epici racconti su quello stop a pochi centimetri dalla linea di fondo, farà soltanto parte dei miei ricordi personali e di una presto impolverata pagina su questo blog, iniziata molti mesi fa e lasciata a decantare perchè mi ero dimenticato dove volessi andare a parare.
a quasi un anno di distanza, scopro di pensarla ancora allo stesso modo, nonostante lo scenario sia cambiato: non solo lo stesso darmian (ipse!) ha segnato il gol qualificazione a bilbao facendomi urlare il suo nome come un ossesso mentre duemilacinquecento persone mi franavano addosso catapultandomi nel nirvana che avevo solamente scorto nei volti degli altri, non solo darmian è stato venduto in estate, ma io sono una persona diversa. anche se darmian non gioca più nel toro.
quel gesto resterà per me il Toro, non importa cosa vedrò in seguito, è come il più grande amore, lo riconosci nel momento stesso in cui lo incontri, ma non ne abuserò nel supremo atto di egoismo, cioè forgiare una creatura a propria immagine e somiglianza. che senso avrebbe? io sono stato libero di fare delle scelte, e sarebbe sciocco negare questa possibilità a chi verrà dopo di me.
ogni tanto ci ripenso, a quello stop. lo abbraccio, osservo il ricordo prendere forma e librarsi nell'aria davanti a me, la consapevolezza che anche se avesse sbagliato il cross lo avrei applaudito.
questa è l'unica grande lezione: inseguire ogni palla, anche quando rimbalza veloce sul terreno viscido e sembra destinata a uscire. bisogna farlo perchè darmian l'ha fatto prima di noi, c'ha creduto, e da quella palla è nato il gol del vantaggio, oltre a tutto il resto.
a pensarci bene, magari allo stadio ci porto i nipoti.
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