ogni tanto cerco la frase più bella che sia mai stata scritta nella storia della musica.
emergono delle lacune mostruose, abissali, quindi già il proposito iniziale va a farsi benedire cosicchè il premio dev'essere assegnato su base canzonicheconoscoio e anzi, che conosco abbastanza bene da poterne apprezzare certi dettagli.
the child has grown, the dream is gone.
bisognerebbe pure, come avevo fatto per il pensierino cinquecento, istituire apposite categorie.
è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati.
oltretutto entra in gioco una soggettività mica da ridere.
so tell me now where was my fault in loving you with my whole heart.
soggettività che cambia pure a seconda dei periodi, assecondando l'umore del momento.
voi non potete fermare il vento, gli fate solo perdere tempo.
e mentre uno ci pensa la sensazione di sterilizzarsi sulle stesse canzoni, cadere in una spirale che fa perdere di vista l'immensità dello scibile musicale.
ed il cuore si fermò sulle labbra.
come tante altre cose, le più belle invece non si possono dire. sono ineffabili, come avrebbe detto dante. non si può proferir favella sopra di loro. qualcuno potrebbe provarci, ma non farebbe altro che peccare di ubris attirandosi la fzonos zeòn e a che pro? il tormento interiore che ci scatena sapere che sta per arrivare, la scarica che pervade ogni volta che arriva è troppo preziosa per dividerla con qualcun altro, chiunque sia. è l'estrema propaggine della nostra anima, quello che dobbiamo conservare di noi per portarcelo dietro ovunque e per aggrapparcisi nei momenti più difficili.
riverlarla sarebbe fatale come lo fu per orfeo girarsi a cercare euridice.
Nessun commento:
Posta un commento