una parola che fa rima sia con benaltrismo che con tempismo è moralismo.
non è mia intenzione, per ora, attaccare un pippotto sui luttuosi eventi che segnano questi giorni (regola aurea del pensierino è parlare il meno possibile dell'attualità), bensì attaccarne uno altrettanto palloso, partendo però dall'altro episodio occorso, ovverosia lo sventato furto del sellino della bicicletta.
si tratta di un gesto che, considerato singolarmente, non è punibile: dalla primavera di quest'anno, infatti, è stata introdotta all'interno del nostro ordinamento penale la figura della particolare tenuità del fatto, che ne esclude la punibilità. sperare di trovare giustizia presso le forze dell'ordine, dunque, è quanto mai utopistico, non per colpa loro ma per via, appunto, della legge oggigiorno vigente.
tuttavia, resta un atto odioso, che causa un pregiudizio ben più grande del valore dell'oggetto. scartata l'ipotesi di pagare una guardia giurata che vigili sull'integrità della nostra bicicletta quando è parcheggiata all'aperto, qual è una soluzione praticabile per disincentivare questi furtarelli?
per quanto possa sembrar banale, smetterla di fare il gioco di questi ladruncoli, andando cioè a comprare merce rubata e finanziando questo mercato. la mattina dopo, quando con calma mi sono alzato e c'ho riflettuto, mi son reso conto che, se me l'avesse rubato, sarei probabilmente andato in uno di questi mercati dell'illegalità a cercarne uno simile.
la dose quotidiana di moralismo consiste in un piccolo monito: comprare merce che sappiamo essere stata rubata è un gesto che prima o poi si ritorcerà contro di noi.
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