qui ho introdotto un libro letto di recente e che mi ha spinto a delle riflessioni, più o meno profonde.
ne ho anticipata una, ora ecco l'altra dove esprimo a pieno il mio animo da complottista.
calabresi dipinge un quadro con schemi precisi e ruoli ben determinati: da una parte i buoni, o perlomeno gli innocenti, dall'altra i carnefici. pur comprendendo le sue motivazioni, e penso che al suo posto farei fatica a pensarla diversamente, sono più propenso a credere che i veri carnefici siano altri. i carnefici son quelli che hanno deciso a tavolino la strategia della tensione e che l'hanno messa in atto, coprendo i veri responsabili di attacchi assurdi al paese come quello di piazza fontana o piazzale della loggia a brescia depistando le indagini verso chi faceva loro più comodo, in modo da portare l'opinione pubblica a schierarsi. buoni o cattivi, bianchi o rossi.
anche se meno rumorosa, la parte che ha scelto il bianco è stata senza dubbio prevalente e tuttora lo è.
però nell'analisi di calabresi manca totalmente questo elemento, cioè ragiona come se i suoi carnefici avessero agito di loro spontanea iniziativa, senza pressioni o manipolazioni dall'esterno. in parte è vero, perchè nessuno li ha obbligati, ma dall'altra non si può far finta di niente e tacere il fatto che un tale clima di odio e violenza sia stata ideato a uso e consumo della classe politica dirigente di allora. da una parte e dall'altra sono stati trascinati in un gorgo di annichilimento reciproco che ha causato soltanto un rafforzamento di chi guardava strofinandosi le mani.
divide et impera.
sarebbe secondo me sbagliato affermare che le vittime di quegli anni siano state uccise soltanto da chi materialmente ha commesso l'omicidio, perchè la loro morte in quanto esseri umani sacrificabili era stata preventivata e anzi auspicata ben prima che accadesse.
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