la riflessione dell'altro giorno mi è venuta dopo aver letto "spingendo la notte più in là", scritto da mario calabresi. è la storia, raccontata per aneddoti e associazioni di idee, del rapporto triangolare tra la sua famiglia, la figura del padre scomparso e il resto del mondo, all'interno del quale si ricomprendono familiari di altre vittime del terrorismo, le istituzioni, i terroristi stessi.
già, perchè dovete sapere che mario calabresi è figlio di luigi calabresi, poliziotto assassinato sotto casa sua una mattina del millenovecentosettantadue.
prima puntata, ovvero del perchè sia morto calabresi.
questa storia non si può raccontare se non partendo da fatti più lontani nel tempo, precisamente nel dicembre del millenovecentosessantanove, quando inizia ufficialmente in italia la strategia della tensione. un bel giorno, a milano, esplode una bomba all'interno della banca dell'agricoltura sita in piazza fontana causando numerosi morti. l'attentato è da ricondurre all'operato del terrorismo nero, ma le indagini furono da subito sviate verso una pista più rossa, o meglio rossonera: quella degli anarchici.
giuseppe pinelli, ferroviere e anarchico, fu tra i sospettati e per questo portato nella caserma di polizia dove era commissario proprio calabresi. lì rimase per tre giorni di interrogatori sfibranti, senza aver riposo nè cibo. durante la notte del terzo giorno, precipita dalla finestra della stanza del commissario. morirà in ospedale.
su questa morte non è mai stata fatta luce piena, nel senso che non si è mai giunti ad avere la certezza totale sul motivo per il quale pinelli cadde da quella finestra (ho visto anarchici distratti cadere giù dalle finestre, cantavano i modena). il giudice istruttore, ruolo che ora non esiste più, incaricato di far luce sulla tragedia la iscrisse come omicidio volontario, dato che nella stanza erano presenti diversi agenti di polizia e sul momento gran parte dell'opinione pubblica rifiutava anche solo di pensare alla fatalità. tale giudice, come riporta calabresi nel suo libro, è giunto a smentire ogni possibilità di omicidio, prosciogliendo quindi tutti gli indagati, ivi compreso il commissario, che si dimostrò non trovarsi neppure nella stanza al momento del fattaccio.
contro di lui si scatenò una fortissima campagna mediatica e fu per questo motivo che una mattina venne freddato sotto casa mentre prendeva la macchina per andare a lavorare. lo slogan in quegli anni era calabresi assassino, ma se vogliamo credere al giudice istruttore era completamente privo di fondamento.
personalmente voglio credergli, davvero. sono dell'idea che non sia stato calabresi a uccidere pinelli.
però credo che sia stato calabresi a causarne la morte.
nel film che han fatto sulla sua vita, e anche il figlio non manca di segnalarlo nel libro, si narra che i due si conoscessero e ci fosse un rapporto di stima reciproca. si dice inoltre che fosse stato proprio il commissario uno dei primi a essere poco convinti della pista anarchica, gli pareva che non portasse da alcuna parte, che non fosse quella giusta.
allora la domanda è d'obbligo: che cosa ci faceva pinelli in caserma da tre giorni? nulla, o meglio, non avrebbe dovuto farci nulla perchè il fermo poteva durare al massimo due giorni, ma al momento della morte eran già trascorse settantadue ore. doveva essere portato in prigione o rilasciato. invece no, in barba alla legge si trova ancora lì, in condizioni psico-fisiche chiaramente deficitarie, sulle quali non è stato avanzato alcun dubbio.
io non voglio mettere in discussione la soluzione avanzata dal giudice istruttore, cioè quella di un malore, cui peraltro si è giunti solo scartando tutte le altre, anzi voglio crederci. ed è per questo che il commissario deve esserne responsabile. non per forza per il diritto, poichè la dottrina penalistica ha da tempo superato l'idea del regresso all'infinito, ma per gli uomini sì. e lasciamo per una volta anche stare le menzogne tirate fuori sul caso dalla polizia, reati per i quali nessuno è mai stato indagato. si tratterebbe di abuso d'ufficio per il diritto, reato a mio avviso particolarmente grave e infamante, ma di sicuro imparagonabile all'omicidio.
fu calabresi a condurre l'interrogatorio di pinelli, nel quale il suo alibi venne creduto falso anche se in seguito si scoprì che falso non era. fu lui che non lo rimandò a casa quando era provatissimo dal poco sonno e pressoché a digiuno. voglio credere al malore, ma tale malore è stato causato dalle condizioni nelle quali è stato tenuto per quei tre giorni.
e davvero non deve nè può esistere un responsabile per tutto questo? no, io a questo non credo. calabresi aveva il dovere di mandarlo a casa e non l'ha fatto. in seguito a questa negligenza, per una tragica sfortuna, pinelli è morto. davanti a quello che potremmo definire un tribunale morale non potrebbe che essere condannato. pinelli è morto per una situazione di illegalità per la quale nessuno ha pagato, né chi l'ha posta in essere, né chi doveva vigilare affinché non fosse posta in essere. sono abbastanza sicuro che calabresi non volesse causarne la morte, ma indirettamente lo ha fatto col suo comportamento negligente.
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