girare in vespa può esporre a gravissimi pericoli sui quali sono già stati ricamati numerosi spettacoli teatrali e perfino alcuni adattamenti cinematografici. tuttavia, da queste lezioni non s'impara mai abbastanza; anzichè muoversi a piedi o coi mezzi pubblici, dunque, il protagonista della storia di cui sopra ha continuato a utilizzare il proprio motorino, grazie al quale ha compiuto anche alcune cagate non di poco conto, ma delle quali si narrerà in separata sede.
il pericolo, si diceva, è dietro l'angolo. è divertente notare la più totale aleatorietà degli eventi avversi, il loro presentarsi seguendo il moto caotico e confusionario delle particelle di polvere. si potrebbe agevolmente attraversare incolumi l'amazzonia in infradito e morire investiti sotto casa, giusto per fare un esempio del quale nessuno si stupirebbe.
ma non divaghiamo.
riprendiamo quel famoso protagonista e ricollochiamolo sul suo potente destriero, mentre galoppa intrepido liberando al vento la folta chioma bionda.
ah no, questo è robin hood.
quindi non biondo, ma castano. il resto è uguale.
sfrecciando a notte fonda per una celebre via di torino, assonnato e con la prospettiva di doversi alzare in capo a poche ore, ha nella mente l'unico obiettivo di raggiungere le coperte il prima possibile; qualcosa però lo attende al varco, precisamente nel dehors di un locale. a quell'ora il locale è ormai chiuso, per cui non vi sono luci accese, ciononostante scorge una sagoma sul pavimento.
il cervello elabora l'immagine solo alcuni metri dopo, quando ormai potrebbe fare spallucce. invece no. zeus egìoco consuma la sua vendetta sghignazzando, ben protetto sulla sommità del monte Olimpo (ma tanto dovete votare di nuovo, MERDE!).
lacerato dall'eterno conflitto ben denunziato da maccio capatonda nell'italiano medio ("il tuo problema è conseguenza del tuo menefreghismo" vs "e a me che cazzo me ne frega ammè, c'ho il diesel!"), il minchione opta per la prima scelta, fermando il bolide e tornando indietro per vedere cosa fosse quella figura che aveva attirato la sua attenzione.
l'olimpo è tutta una risata, sanno già come andrà a finire.
si avvicina quatto quatto e scorge una ragazza dalla corporatura minuta buttata per terra come se fosse un sacco dell'immondizia, racimolata lì da diversi minuti ormai, visto che il mozzicone di sigaretta ancora tra le sue dita è spento.
scappa prima che ti accusino di essere l'assassino, penserebbe un qualunque essere razionale. e poi lo farebbe. invece qui manca il sufficiente istinto di sopravvivenza, per cui si avvicina in modo da accertarsi che non sia cadavere. c'è respiro, sta solo dormendo.
e lasciala dormire, prosegue imperterrita la coscienza che è già in pigiama coi bigodini e vorrebbe spegner la luce.
stranamente fa il contrario, cioè tenta di svegliarla delicatamente bisbigliando e dandole lievi colpetti sulla spalla. nulla di fatto, permane lo stato di morte apparente.
quando zeus si accorge che ha perso le speranze e sta per andarsene, d'altronde non è medico e il suo l'ha fatto quindi nulla gli si potrebbe rimproverare, manda in soccorso una giovine coppia in automobile. i due notano la scena, accostano e scendono, visibilmente preoccupati e carichi di buone intenzioni. le sacre scritture li definiscono samaritani, più prosaicamente detti coglioni. molla a loro la patata bollente e scappa senza voltarti, fiumi poi campi poi l'alba era viola, bianche le torri che infine toccò. niente di tutto questo.
spiega che anche lui passava di lì per caso, si è fermato per sincerarsi delle condizioni della ragazza. dopo vari tentativi, finalmente il piccolo zombie riacquista sembianze umane e inizia a biascicare confusamente qualcosa: dagli spezzoni di parole che farfuglia si evince che i suoi amici l'hanno bellamente cacata lì (dimostrandosi in questo molto più furbi di qualcun altro di nostra conoscenza), è una fuori sede al primo anno, vive non lontano, vorrebbe una sigaretta ma soprattutto essere lasciata in pace. perchè non accontentarla, viene da chiedersi, specie sull'ultimo punto. già, perchè?
fatto sta che ora si gioca un duello alla texana per chi riporta a casa il vermiciattolo, che nel frattempo si è mostrato nella sua pregevole bruttura. un simpatico cesso. il secondo arrivato è lestissimo nel tirare fuori l'arma e far fuoco, dicendo che sfortunatamente deve andare proprio dall'altra parte e si stringe nelle spalle come per dire mi spiace stronzo, ma questa terra non è abbastanza grande per tutti e due. colpito e affondato.
si cerca allora un metodo per assicurarla alla vespa senza che possa arrecare eccessivi danni; dato che il metodo ovviamente non esiste, ci si rimette nelle mani della divina provvidenza, incarnata dal padre degli dei, che tra una risata e l'altra completa l'affresco con qualche altra pennellata di merda qua e là. se non altro, pensa l'ignaro guidatore, lo scorfano che mi porto appresso ha una presa salda e si stringe forte a me, quindi non dovrebbero esserci pericoli per la nostra incolumità.
ammappala che presa salda, pare quasi che mi stia palpando il petto.
beh, non occorre che si tenga alla pancia.
pensa che ridere se seguisse il suggerimento spesso lanciato alle fanciulle di aggrapparsi al...
cristo, l'ha fatto.
un ubriacona, raccattata semi-svenuta dal dehors di una rhumeria chiusa, gli sta palpando i genitali e chiede di fermarsi a dormire da lei.
ed è qui, sul secondo e ancor più lacerante conflitto del protagonista, uomo di spiccata moralità e onestà intellettuale, che si rimanda al prossimo episodio per la conclusione.
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