Caro Babbo Natale,
non ci sentiamo da ormai qualche lustro.
Il lustro è un periodo di tempo pari a cinque anni, non a venticinque come ho sentito dire l'altra sera da un telecronista.
Credo sia da quando facevo le elementari, forse dal Natale in cui anziché portare tu qualcosa ti sei preso mio nonno. Manco a farlo apposta, proprio oggi quel lutto diventa maggiorenne, a testimonianza di quanto tempo sia passato senza che ci siamo mai parlati. Oddio, non che prima tu fossi di molte parole, anzi ti trovavo un po' orso: alle mie richieste rispondevi con doni da te scelti arbitrariamente, non esattamente ciò che s'intende per un confronto proficuo e costruttivo.
Ciancio alle bande e vengo al dunque.
Come ogni letterina che si rispetti, anche la mia ha delle richieste. Dato che ormai sono cresciuto, evito di chiederti beni materiali perché so che a quelli provvedono i miei familiari, ma dato che ho sempre nutrito qualche dubbio circa la tua reale entità, ho pensato bene di ambire a qualcosa di leggermente più astratto.
Caro Babbo, quando seguo la politica, cosa che accade quotidianamente, vivo momenti di profonda inquietudine: ho come la sensazione che le persone abbiano smesso di interessarsene e preferiscano appaltarne interamente la gestione a determinati soggetti, illudendosi che abbiano a cuore l'interesse pubblico e collettivo. Così non è, anzi semmai è vero l'opposto: più i cittadini si disinteressano e più è facile per chi si trova in certi ruoli approfittare del proprio potere per perseguire scopi ed interessi personali. Orbene, sarei molto contento se questo Natale portasse in dono a ciascuno di noi un pizzico di voglia di sacrificio, di approfondimento, di perdita di tempo, affinché le nostre menti si facciano più raffinate e non così facilmente manipolabili. Mi rendo conto che sia chiedere la Luna, però ormai non so a chi altro rivolgermi, pensa come sono messo.
Confido di avere tue notizie a breve.
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