E' una posizione che ho poi mantenuto per diversi anni, finché, di recente, non ho mutato opinione, probabilmente per reazione allergica alle persone e agli schieramenti politici che si opponevano strenuamente alla legalizzazione.
Il mantra, il cavallo di battaglia, il peana di coloro che sono a favore è che, in questo modo, si toglierebbero grossi guadagni alla criminalità organizzata, che notoriamente gestisce lo spaccio in tutta Italia. Un ragionamento che pareva condivisibile, fino a quando non ho perso cinque minuti del mio tempo per provare a delineare alcuni possibili scenari se dovesse davvero essere modificata l'attuale normativa.
Partiamo da questo assunto: depenalizzare il consumo ma punire lo spaccio è completamente folle e privo di senso, quindi forse è l'unico approdo cui si giungerà in Italia.
Cercando invece di portare a termine una riforma più organica, ipotizziamo che si vogliano assimilare le droghe leggere alle sigarette e farne pertanto un monopolio di Stato: si potranno comprare soltanto nelle tabaccherie o nelle farmacie, si pagheranno le accise e via discorrendo. Chi in questo momento produce e vende droghe leggere, in maniera illegale, continuerà semplicemente a farlo; la loro illegalità non muterà di una virgola e, anzi, potranno persino giovarsi del prezzo più basso, dal momento che di sicuro non si metteranno a pagare imposte e dazi vari. Ovviamente gli acquirenti continueranno a comprare da chi ha il miglior rapporto qualità/prezzo, e dubito fortemente che possano essere i prodotti venduti dallo Stato.
Un'alternativa è aprire completamente il mercato e, d'un tratto, rendere lecito ciò che fino a pochi istanti prima era proibito. Questa è la soluzione praticata da altri Stati nel mondo, eppure, non per auto-razzismo, credo sia difficilmente praticabile in Italia: sarebbe proprio la criminalità organizzata a potersi da subito piazzare sul mercato, entrando per assurdo nell'area della legalità. Del resto, fare impresa non è reato.
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