parlare del tempo è di una banalità sconcertante ed è giustamente etichettato come tale.
diventa meno banale quando il tempo di per sè esce fuori da tutti gli schemi cui ci aveva abituato dall'ultima glaciazione in avanti e decide di giocare da fantasista, anzichè da ordinato terzino. mi andrebbe bene se si parlasse di un geniale fantasista, estroso e talentuoso giocatore, ma qui il soggetto col quale abbiamo a che fare è chiaramente un brocco.
mi ritrovo al ventisei di luglio, sottolineo sia ventisei che luglio, in casa con pantaloni lunghi e felpa. dirò di più, non ci sto affatto male!
cercherò di vedere il bicchiere mezzo pieno: se le cose devono andar male, meglio che lo facciano fino in fondo e la sfiga si esaurisca in questo anno solare.
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