martedì 15 maggio 2018

Sogni d'oro

Al risveglio tutti i sogni svaniscono. Cerchiamo di afferrare con la mente qualche istantanea prima che sia inghiottita con forza dall'oblio, la culliamo col pensiero cercando di trarne ogni beneficio possibile. Si dice che i sogni belli siano quelli che trasmettono sensazioni positive, confortanti, in grado di lasciare un sentore di piacevolezza mattutina che accompagna il lento rimettersi in moto della nostra mente. Eppure, anche e soprattutto quelli devono cedere il passo alla realtà, riportandoci bruscamente all'esistenza terrena; allora non credo che siano questi i migliori, anzi, a ben pensarci il passaggio dalla meraviglia onirica al disincanto materiale è brusco e sgradevole.
Preferisco i sogni vividi, ancorché non idilliaci, ma che stordiscano per la forza con la quale penetrano nella nostra mente e confondano i piani della realtà. Voglio vedere le persone muoversi, agire, interloquire, proprio come se fossero di ciccia, con tutti i loro pregi e difetti, comportarsi secondo il proprio carattere e magari pure risultare antipatiche.
Aprire gli occhi, elaborare lo straniamento.
Qualcosa non torna.
No, non è possibile averci parlato.
Non ci saranno appuntamenti.
Nessuno strascico per le litigate.
Eppure appariva tutto così verosimile, l'ambientazione, i discorsi, la personalità.
Qualcuno sarebbe triste, perché il ricordo di chi non c'è più irrora di mestizia l'ambiente, ma preferisco apprezzare questi scampoli di inconscio e vederli come degli insperati tempi supplementari.
La morte ci priva solo della presenza fisica, non della possibilità di sentire ancora vicino chi non è più tra noi.

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