martedì 3 aprile 2018

Esse emme esse

Da accumulatore seriale quale sono, non butto via pressoché nulla. In ogni oggetto è custodito qualche ricordo e centellino quella meravigliosa sensazione che si prova quando capita per caso tra le mani, scatenando le immagini e le parole ad esso associate. Un tempo ero più ordinato, mentre ultimamente tendo a lasciare tutto in giro senza un criterio; il lato positivo di questo apparente caos è che ogni ritrovamento è del tutto casuale, per cui scatena un'improvvisa gioia.
Questa riflessione mi è nata per via della scarsa memoria interna del mio telefono, che mi obbliga a cancellare la maggior parte dei contenuti multimediali che ricevo. Ciò mi dispiace assai, poiché anche alle immagini e ai video sono legati dei ricordi, o quantomeno mi strappano un sorriso. Nonostante le premesse, faccio meno fatica a cancellare le conversazioni su WhatsApp, che per inciso occupano parecchia memoria. Certi sms non li cancellavo e anzi li custodivo per anni, in quanto pregni di significato, ma ora chi scrive un messaggio lo fa in maniera quasi distratta perché non ha più alcun limite di caratteri né tantomeno di tipo economico. Ne consegue che le conversazioni sono praticamente un continuum, un flusso comunicativo ininterrotto dove si fa davvero difficoltà ad isolare uno scambio che sia meritevole di essere salvato. In effetti, quando la comunicazione scritta era affidata esclusivamente agli sms, bisognava essere in grado di compendiare all'interno di uno stringato messaggio tutto quello che si intendeva esprimere, mentre ora inondiamo di parole l'interlocutore.
Non è vero che si stava meglio quando si stava peggio, anzi: all'epoca se finivi il credito eri isolato dal resto del mondo come Tom Hanks in Cast Away, la memoria del telefono era estremamente ridotta e non si poteva neanche stalkare decentemente. Tuttavia, mi dispiace che fra le mille carabattole che tengo strette non ci siano più dei messaggi di testo.

Nessun commento:

Posta un commento