venerdì 10 febbraio 2017

Pioggia

Prima di uscire dal pesante portone di legno massiccio ti fermi un attimo e appoggi il casco a terra.
La pioggia non dà tregua.
Infili prima i pantaloni da pescatore, che stanno su alla Fantozzi, poi il k-way impermeabile.
Ora sì che sei pronto ad affrontare l'Atlantico del Nord.
Mentre allacci il casco e cerchi le chiavi, avverti una strana sensazione, un noto formicolio che intorpidisce le membra: è il demone della dimenticanza. Puoi sentirlo sogghignare nell'oscurità, felice per avertela fatta ancora una volta.
Non è vero che sei pronto per affrontare l'Atlantico del Nord: hai dimenticato i guanti sul termosifone, ove li avevi riposti qualche ora prima perché si asciugassero. Ora saranno belli caldi, ma ci sono quattro piani di scale oltre a due porte da aprire a chiave a separarvi. Lo studio è ovviamente deserto come il Senato la domenica mattina, tu sei stato l'ultimo ad uscire e a chiuderlo con quattro mandate.
Occorre prendere una decisione in tempi rapidi: tornare su accettando di perdere qualche minuto o affrontare le intemperie a mani nude. Siccome piove, la temperatura dovrebbe essersi alzata di qualche grado: vada per le mani nude.
Arrivi a casa bagnato fradicio, senza il calore di un abbraccio ad attenderti, con un frigorifero che piange miseria e il salotto nella semi oscurità, perché non hai ancora provveduto a sistemare la lampadina che si è fulminata quanto tempo fa? Un mese forse? Magari anche di più, chi se lo ricorda ormai.
L'unico rumore di compagnia è lo sciabattìo prodotto dalla tua pigra andatura, accompagnato poi dal ritmico incidere del coltello che affetta la cipolla e dal gas che scalda la pentola. Potresti mettere della musica, ma quel silenzio culla e avvolge come una coperta dalla quale non vuoi uscire.
Siedi da solo al tavolo mangiando il risotto direttamente dalla padella, poiché significa un piatto in meno da lavare.
La pioggia ti accompagna tamburellando sull'abbaino.
Eppure, la solitudine si fa apprezzare.

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