martedì 28 febbraio 2017

Lavorare anche no

Si vedono ad ogni ora del giorno lungo le strade delle città, ma non solo. Si trovano nei parchi, nelle colline, nelle campagne. Si notano perché indossano abiti tecnici, spesso sintetici, hanno un'età ormai non più da universitari, e fanno sport. A qualsiasi maledetta ora.
Le undici e venticinque.
Le quindici e cinquanta.
Mezzogiorno in punto.
Quando si presume che la gente debba lavorare, loro scorrazzano felici per la città o sgambettano sulle loro costose biciclette, bardati come se dovessero affrontare il Mortirolo o lo Zoncolan.
Il quesito che mi pongo, mentre li scorgo da lontano consapevole di non poterli emulare, è il seguente: quale lavoro fanno? Campano di rendita? Sono tutti metronotte? O forse il libero professionismo di una volta era davvero una pacchia?
Vorrei davvero capire cosa permette alla gente di essere in sella a un pezzo di titanio su ruote alle dieci e quarto del mattino, pronti per farsi un giretto di un paio d'ore, mentre la disoccupazione è a livelli da crisi del '29.

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