martedì 22 novembre 2016

Votare con riserva

Potrebbero seguire altri post di questo genere, di qui al 4 dicembre prossimo venturo. So che in questo modo trasgredisco la fondamentale regola del pensierino di evitare l'attualità, però è una circostanza speciale che merita di essere trattata come tale. Non tanto per l'importanza della questione, che magari si sta persino sopravvalutando, quanto piuttosto per la lacerazione interna che mi sta creando. Oltretutto, se ne parlerà ancora per molte lune, per cui il requisito dell'attualità circonderà quest'argomento di qui all'anno venturo come minimo.
Sono tormentato, dicevo.
C'è un quesito referendario sul quale gli aventi diritto al voto sono chiamati ad esprimersi, senza che sia però necessario il raggiungimento del quorum ai fini della validità del risultato. Anche se c'andasse una sola persona, sarebbe sufficiente.
Il quesito di cui sopra verte sulla conferma di una modifica della costituzione, già approvata dal parlamento, e che richiede però la legittimazione popolare come ultimo passaggio del proprio iter.
A differenza delle elezioni, in cui si può scegliere tra una schiera di candidati, nel referendum l'opzione è secca: sì o no. No o sì. In questo caso non si può neanche provare a fare gli indiani e nascondersi dietro qualche scusa per non andare a votare con la speranza che non si raggiunga il quorum, poiché, come già detto, non è necessario.
Finisce il tempo degli alibi, il cittadino è messo di fronte alla propria coscienza, che lo fissa e gli fa i suconi da lontano, come allo stadio quando vedi il settore ospiti (o la curva di casa, dipende dalla prospettiva) che ti ricopre di contumelie.
Il sogno dell'ingenuo elettore è di poter analizzare il quesito referendario e votare secondo la propria coscienza, in base a una valutazione di merito. Tutto ciò, se è normalmente poco probabile, assume in questo caso i contorni e le sfumature della totale impossibilità, giacché all'esito del voto popolare sono legati delicati equilibri politici, che aprono due diversi fronti della battaglia: uno è appunto quello sulla riforma proposta, l'altro è invece vincolato alle conseguenze che questo potrebbe avere. Ciò non significa che uno dei due aspetti debba prevalere sull'altro, ma che di sicuro non ci si potrà recare alle urne con la spensieratezza di chi si limita a valutare una modifica legislativa, per quanto di rilievo questa possa essere.
A questo punto, una completa ed accurata guida dovrebbe offrire all'elettore uno spazio riservato alla risoluzione di conflitti interni, dal titolo: come comportarsi se si vorrebbe votare una cosa ma se ne temono gli effetti. Purtroppo, tale guida non esiste, né mi offro di scriverla io, perché non ne avrei le competenze. Rilevo, in ogni caso, come a questi elettori non sia fornito lo strumento per esprimere a pieno la propria volontà; mi chiedo, pertanto, se sia possibile un simpatico voto con riserva. Ossia, si fa una scelta precisa, cui segue un gigantesco "ma", che serve a prendere posizione e smarcarsi dallo schieramento che ci si trova costretti, giocoforza, ad appoggiare.
Sul tema tornerò, questo è solo l'antipasto.

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