giovedì 17 marzo 2016

pensierino del giorno-17/03/2016

Avrebbe sparato un colpo di cannone quando le loro rotte si sarebbero nuovamente incrociate.
Del resto, l'aveva promesso.
Un solo colpo di cannone per avvisare della propria presenza, niente di più. Sapeva in quali acque l'avrebbe trovato, ed eccolo lì, prevedibile in maniera quasi fastidiosa nelle sue rotte abitudinarie.
Scontato, l'avrebbe definito qualche anno prima.
Qualcosa però la metteva a disagio, c'erano degli elementi che turbavano il quadro e non collimavano coi suoi ricordi e le sue aspettative.
Cercò di metterli a fuoco separatamente, isolando e razionalizzando.
Prima di tutto, la posizione.
Non più lungo le ascisse di un piano cartesiano, bensì sull'asse delle ordinate, in posizione verticale.
Secondo, la distanza. Allungando il braccio non riusciva a toccarlo; com'era possibile, si chiese, comunicare senza contatto fisico? Le forme che un tempo si erano adattate alle sue la fissavano impietrite, svuotate del calore umano che aveva imparato a riconoscere fra i tanti.
Terzo, lo spazio. Vedeva e riconosceva il luogo in cui si trovavano per esserci stata molte altre volte, crocevia asettico di persone senza un volto che creavano una cornice in perenne e agitato movimento.
Quarto, il tempo. Vi era dentro, tanto da essere in grado di determinare giorno, mese e anno.
Quinto, la precisione. Ne fu turbata, poiché sapeva perfettamente anche l'ora e il minuto. Tutto ciò la opprimeva, con un pesante senso di vita che le gravava addosso.
Sesto, la nudità. O meglio, la sua assenza: indossavano pesanti abiti che lasciavano scoperti pochi lembi di pelle, giusto il volto e le mani. Tutto il resto giaceva sepolto sotto plurimi strati di tessuto, invisibile agli occhi.
Sarebbe stata costretta a ricorrere alla forma di comunicazione che meno le piaceva, quella verbale; si accorse di quanto sarebbe stato arduo, di quanto fosse fragile la verità che la voce veicola con sé. L'unica certezza è quella data dal tatto, perché non si può alterare il messaggio, né lo si può in alcun modo fraintendere.
Di fronte a lei, però, nessun aiuto, nessuna risposta.
Sapeva come erano giunti a tutto questo, del resto l'aveva provocato di proposito, ma non pensava che sarebbe successo davvero. Non era preparata al freddo; benché sapesse che stava arrivando, era riuscita un'altra volta a farsi cogliere di sorpresa. Il gelo le piombava addosso da ogni lato, scudisciandola con violenza ogni istante che passava; il calore di lui, che pure ben ricordava, sembrava essersi ridotto a una misera fiammella insufficiente anche per una sola persona.
Radunò le idee, cercando un inizio convincente: per quanto il campo di battaglia non la avvantaggiasse, non aveva alcuna intenzione di tirarsi indietro.
Provò un leggero stupore quando sentì uscire dalla propria bocca il più semplice dei «ciao», accompagnato da un sorriso la cui genuinità e spontaneità la presero alla sprovvista.
La conversazione iniziò su toni normali, quotidiani, ma un pirata non può durare a lungo negli abiti di un borghese; pian piano prese consapevolezza della fine di tutto e vide prendere forma il muro che li separava. Ne aveva posto la prima pietra tempo addietro, ma non sapeva che fosse stato ultimato.
Ciò che era al di là, adesso, era fuori dalla sua portata, inafferrabile.
«Desideriamo ciò che non possiamo avere» notò lui con aria saccente.Di nuovo, neanche la minima traccia di una tempesta che lo scuotesse. Aveva calcolato ogni singola mossa, ogni passo; probabilmente da qualche parte aveva anche scritto un copione per le battute da recitare.Si sentì molte volte scandire lentamente «ti voglio», ma non uscì mai dalla sua bocca. Di fronte a una dichiarazione di guerra così aperta e sfrontata non le rimaneva che impugnare le armi.
Intorno a loro la gente camminava a passo spedito, senza prestare alcuna attenzione. I suoi battiti del cuore accelerarono, seguendo il ritmo tambureggiante delle persone frettolose e affannate, senza che ve ne fosse in realtà alcun bisogno. 
Voleva una stanza, un letto, perdere l'orientamento, toccare con le mani, invece ora stava smarrendo anche la vista, confusa dal muro che si ergeva dinanzi ai suoi occhi. 
«Hai voluto che andasse in questo modo», lo rimproverò.
«Ho lasciato scorrere il fiume, non ho mai provato a deviarlo. Sono giunto fino al mare, dove la corrente si moltiplica e si frammenta, e lì ho preso il largo. Quanto ancora durerà questo incrocio? Ci lascerà il tempo di parlare al plurale, di farci levigare, di incastrarci ancora? O darà solo sfogo alla rabbia accumulata giorno dopo giorno, mattone dopo mattone di questo muro che non tireremo giù?» la incalzò di rimando lui.
Era il momento di mostrarsi spietata: nessuna promessa di scorribande congiunte, di epici abbordaggi, nessun rifugio condiviso per sottrarsi alla caccia della Corona, neanche un brindisi da consumare per celebrare un'impresa. Non sarebbero stati pirati insieme.
 «Vattene» gli intimò.
I suoi talloni la abbandonarono in mezzo alla folla sconosciuta, estranea e distante da lei. Si ricordò di avere freddo e volle bere qualcosa di caldo e s'infilò in un bar, dove si rese conto che aveva di nuovo perso la cognizione del tempo. Si fece una sola promessa: se l'avesse ritrovato, il cannone non sarebbe più stato puntato verso il mare aperto, bensì dritto sullo scafo per affondarlo.

Nessun commento:

Posta un commento